Spaccia cocaina, incassa buoni soldi e, pur di vendere la droga, “brucia” di qualche metro il confine dell’abitazione, condivisa con i genitori anziani, nella quale sta scontando i domiciliari per un altro fattaccio. Antonio Cau, disoccupato 53enne, stavolta non se l’è cavata con una conferma degli arresti “casalinghi”, ma è invece finito a Uta e lì resterà sino al processo legato allo spaccio di sostanze stupefacenti, previsto per il prossimo dieci luglio al tribunale di Cagliari. Proprio lì la decisione della pena da scontare dietro le sbarre: il giudice Giampiero Sanna ha così deciso. Spetterà ora all’avvocato del 53enne (Stefano Piras, oggi sostituito dalla collega Patrizia Orrù) studiare le carte e imbastire, in vista dell’udienza, la linea difensiva del suo assistito.
Incastrare Antonio Cau non è stato difficile per gli uomini della stazione dei carabinieri guidata dal luogotenente Riccardo Pirali: da tempo avevano scoperto che il 53enne era ritornato “in attività”, nonostante l’obbligo dei domiciliari (il reato di evasione gli sarà formalizzato nei prossimi giorni). Risale al 2017 l’inizio dei guai con la giustizia di Cau che, da tempo, aveva ripreso la sua attività di pusher riuscendo, così sembra, a non farsi scoprire dalla madre e dal padre, anziani, coi quali condivide l’appartamento in una zona abbastanza centrale del paese, tra via Dettori e via Cavour.