Le pelli delle pecore esposti sui carri? Niente crudeltà. Solo la celebrazione di un mondo antico rispettoso della natura. A. M. cittadina di Ovodda risponde con una lettera alle critiche lanciate al carnevale del proprio paese. Del resto, sostiene, anche in altri festeggiamenti tradizionali più reclamizzati come Mamoiada o Ottana per carnevale vengono indossati e mostrati pellami di animali. Con un’unica differenza: a Mamoiada e Ottana le pelli vengono trattate e pulite, a Ovodda invece no. Dopo la macellazione vengono esibite sporche e sanguinanti nel nome del tributo al caos che esige il “Mehuris de lessia”, la festa carnevalesca del piccolo centro della Barbagia che si svolge nel Mercoledì delle Ceneri. Un evento spontaneo e anarchico capace di sprigionare un senso di libertà assoluta. Un teatro dell’assurdo collettivo e fatto di arte genuina, spontanea e graffiante. Un vero e proprio omaggio alla follia che non ha nulla di simile in Sardegna.
“Bisognerebbe riflettere prima di emettere giudizi insensati e di riconoscere che il rispetto per la natura e gli animali, così come per le tradizioni popolari, è un valore che non deve essere distorto o ridotto a preconcetti. Il nostro carnevale è un evento che affonda le sue radici nel cuore della Sardegna, in un piccolo paese che vive e respira al ritmo della terra. La tradizione, che vede l’esposizione delle pelli di pecora, rappresenta un atto simbolico che rimanda al legame profondo con la nostra terra e la nostra cultura pastorale. I pastori uccidono le pecore per ricavarne la carne e utilizzano ogni parte dell’animale in un ciclo che rispetta il normale corso della natura. L’esposizione delle pelli, lontana da ogni significato di crudeltà, è una rappresentazione scenografica che non comporta alcun danno agli animali, ma celebra semplicemente un antico modo di vivere che rispetta l’ecosistema e le leggi naturali.
Purtroppo però ci sono voci che ci accusano senza conoscere a fondo il nostro spirito e la nostra tradizione. È curioso come lo stesso trattamento di animali venga esaltato in altre località, come ad esempio i mamuthones di Mamoiada o le maschere di Fonni e Ottana, che sono stati celebrati anche in contesti internazionali prestigiosi (sfilata dei mamuthones per Dolce e Gabbana) senza che nessuno si sollevasse in tal modo. Le pelli allo stesso nostro modo vengono riutilizzate con l’unica differenza che vengono lavorate per far si che venga rimosso ogni residuo di sporco. Non si dice nulla nemmeno quando le pelli degli animali vengono utilizzate, in altri paesi della Barbagia o in altre parti del mondo per poter diventare addirittura, sentite, sentite un po’, come strumenti musicali, decorazioni o addirittura per la creazione di tappeti utilizzando talvolta specie animali in via di estinzione.
Ecco perché evitiamo di fare pubblicità al nostro mercoledì, perché come ben ci aspettavamo sarebbero sorte delle grosse polemiche soprattutto per alcune scene riportare sui social, che oltretutto riconducono la nostra meravigliosa festa verso un senso riduttivo. Voglio chiarire un aspetto che sembra essere fonte di confusione. Nel nostro Carnevale, siamo più legati a una tradizione grezza e autentica: le pelli delle pecore, quando le appendiamo ai carri, non vengono trattate o pulite a fondo come quelle utilizzate da altre maschere, come i Mamuthones di Mamoiada. Questi, infatti, puliscono e preparano le pellicce prima di indossarle, per evitare che rimangano tracce di sangue o sporco. Noi, al contrario, lasciamo che le pelli mantengano il loro aspetto naturale, con i segni lasciati dalla macellazione, il che ovviamente suscita scalpore, perché è visibile il sangue.
La domanda che mi pongo è: perché dobbiamo essere criticati in modo più severo rispetto ad altre tradizioni simili?
Il nostro piccolo paese vive lontano dal frastuono della vita cittadina, privo di svaghi commerciali ma con una risorsa fondamentale: la nostra fantasia, la nostra creatività, il nostro spirito di comunità. È con questi mezzi che ci divertiamo e celebriamo la nostra identità, e non possiamo accettare che venga condannata sulla base di un’accusa infondata o che ci venga negato il diritto di esprimere il nostro orgoglio attraverso la tradizione. La diversità delle culture è una ricchezza, e il nostro Carnevale ne è esempio. Siamo fieri di ciò che siamo, fieri della nostra storia, e continueremo a celebrare le nostre tradizioni con la stessa passione e lo stesso rispetto che abbiamo sempre avuto”.