Lo scoop della liberazione del piccolo Farouk Kassam in cambio di un posto di lavoro a Graziano Mesina a nel cantiere della Motomar di Gianni Onorato. Il racconto è del giornalista Mario Guerrini che in post su Facebook racconta gli avvenimenti del luglio del 1992. L’imprenditore conferma tutto: “Sì è vero, avevo dato la disponibilità ad assumerlo come guardiano”, racconta Gianni Onorato, “avrebbe suscitato tantissima curiosità. Del resto tante persone in Sardegna lo vedevano come un “bandito galantuomo”, anche se poi la sua reputazione precipiterà definitivamente per le vicende legate al traffico droga. La cosa non si concretizzò perché l’affidamento non fu più necessario per la procedura della grazia concessa dal Capo della Stato”.
Guerrini su Facebook rievoca la vicenda. Nel luglio 1992 il giornalista si trovava a Orgosolo casa di Graziano Mesina per trattare con lui l’anteprima per la Rai della notizia della liberazione del piccolo Farouk Kassam. “Fui incaricato di quella missione dal Capo Redattore Tg 3 di Cagliari, Romano Cannas. Redazione a cui non appartenevo. Perché ero inviato speciale centrale a disposizione delle redazioni romane”, racconta Guerrini, “fui scelto semplicemente perché con Graziano avevo ottimi rapporti personali. Lui fu molto cordiale e rispettoso del mio ruolo. Acconsentì ad allertarci in esclusiva, permettendo alla Rai di “bruciare” canale 5. Gli chiesi cosa volesse in cambio. Non denaro, mi chiarì subito. Aveva bisogno di un posto di lavoro. Per poter rientrare in Sardegna e stare vicino alla anziana madre, gravemente ammalata. Gli dissi che avrei fatto il possibile”
Guerrini torna a Cagliari e parla con Gianni Onorato, imprenditore, titolare della Motomar che si disse disposto ad assumerlo come guardiano nel suo cantiere navale. “Mesina, quando glielo comunicai, ne fu felicissimo”, aggiunge Guerrini, “e mi disse: “il datore di lavoro deve essere incensurato”. Cosa che gli confermai. Il 10 luglio Graziano mi chiamò per invitarmi a pranzo a Orgosolo. Per il giorno dopo. Era chiaro che aveva qualcosa da comunicarmi a voce. E non per telefono. Nella trattoria c’erano anche altri giornalisti. Graziano mi confidò che il bambino sarebbe stato liberato la sera stessa. Rientrai a Cagliari. Immediatamente. La sera, nella sede Rai eravamo tutti pronti per lanciare la notizia della liberazione di Farouk Kassam, prigioniero dei sequestratori da circa sei mesi. Al piccolo (7 anni) gli era stato perfino tagliato un lembo dell’orecchio. Intorno alle 22,10 Graziano ci avvisò, attraverso il numero telefonico diretto della redazione di Cagliari, 070-652813. Ricordo ancora la segretaria, Rosangela, che, trafelata, mi chiamò: “corri, c’è Graziano Mesina al telefono”. Lui mi disse laconicamente: “è libero”. E così partirono i collegamenti diretti Tv. Con Pino Scaccia, inviato del TG1, che seguiva il caso da Porto Cervo, davanti alla villa dei Kassam. Io in collegamento da Cagliari per il TG 1, insieme con il collega Ottavio Olita, per il TG 2. Questo è il retroscena di quella vicenda”.
Il retroscena è stato raccontato nel libro “Banditismo. I segreti di un reporter televisivo”. “La mia missione con Mesina era “segreta””, conclude, “cioè assolutamente riservata. Non me ne faccio alcun vanto. Ma è la verità, la semplice verità. Che credo sia giusto, storicamente, ricordare. Io ho semplicemente fatto il mio lavoro. Per conto della mia azienda”