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Nicolò Manca, pezzo di storia della Sassari: “La mia guerra contro lo scioglimento della Brigata”

VIDEO INTERVISTA ESCLUSIVA – È stato il primo comandante sardo a guidare l’esercito sassarino e ancora ricorda con orgoglio quanto vissuto nella sua lunga carriera. “Nel 1994 ho salvato la nostra Brigata. Indossare la divisa? Oggi un giovane, se lo fa, deve mettere tutto se stesso”
Gianmarco Cossu

A Oristano, in occasione dell’incontro pubblico con l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci, presente anche il generale Nicolò Manca, primo comandante sardo della Brigata Sassari.

Che cosa ha provato ad avere un titolo di tale prestigio?

Per un ufficiale sardo rappresenta l’apice della carriera, l’onorificenza più importante, insieme ad altri fatti collegati che hanno rappresentato la massima gratificazione della mia carriera di soldato. Mio nonno è morto durante la Prima guerra mondiale, dopo il fratello minore, a Monte Zebio, e nello stesso giorno in cui cadde il comandante Eugenio Di Maria: insomma, una serie di concatenazioni che per me hanno rappresentato qualcosa di importante.

Che cosa ha significato la guerra per lei?

La guerra è stata vissuta dalla generazione di mio nonno e da chi, nell’ambito della Brigata Sassari, ha fatto la Prima e Seconda guerra mondiale. Anche io nel mio piccolo ho fatto la mia piccola parte. Quando ho assunto nel 1994 il comando, mi giunse l’ordine di scioglimento della Sassari. Io però dissi che avrebbero allora dovuto togliermi il comando e darlo a qualcun altro. Intrapresi, diciamo, una certa guerra: sono riuscito a indurre il ministro della Difesa Cesare Previti a dire al capo di Stato dell’Esercito di revocare l’ordine, sciogliendo un’altra brigata. Altra cosa che mi gratifica molto riguarda l’inno “Dimonios”, molto conosciuto ovunque. Questo è nato dopo è che io da bersagliere mi ero accorto che la brigata non aveva un inno: dopo una serie di proposte fattemi, il capitano Luciano Secchi si presentò con un inno. Mi piacque subito e dal 1994 è nato “Dimonios”.

Ogni famiglia ha vissuto una perdita. Che cosa rappresenta la Brigata Sassari per i sardi?

In Sardegna 1 famiglia su 12 ha avuto un caduto, durante la Grande Guerra del ’15-’18. Un’ecatombe di giovani sardi. Continuo a pensare alle frasi di ha guidato la Sassari. “Voi non saprete mai quello che avete fatto per l’Italia”. Due reggimenti della Sassari sono gli unici ad avere ricevuto entrambi due medaglie d’oro al valor militare. Senza la Brigata, forse, la Prima guerra mondiale avrebbe preso un’altra piega per l’Italia.

A oggi com’è la Brigata Sassari?

Certamente le cose sono molto cambiate. Da poco, a Sassari, si è svolta ad esempio una grande cerimonia per celebrare il rientro della Brigata dal Libano. Mi ha colpito l’intervento della città libanese di Tiro: ha ringraziato i soldati per quanto fatto e per il lavoro di aiuto umanitario alla popolazione civile.

Che cosa dire ai giovani sardi che si avvicinano alla Brigata Sassari?

Indossare una divisa e fare il militare è una delle cose belle che può fare un giovane nella vita. Ma mettendo tutto se stesso e lasciando coinvolgere senza riserve e condizionamenti: e da anziano dire “sono contento di averlo fatto”.

Ha collaborato Luigi Tanda

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