Una delle tendenze alimentari più discusse negli ultimi anni, fra entusiasmo e scetticismo. Si tratta della dieta chetogenica, schema alimentare che riduce drasticamente l’assunzione dei carboidrati e favorisce invece grassi sani e proteine in quantità moderata. “L’obiettivo principale è quello di indurre il corpo in uno stato in cui il metabolismo non utilizza più i carboidrati come principale fonte di energia, ma comincia a bruciare i grassi,trasformandoli in chetoni”, come spiega lo specialista biologo nutrizionista dell’Università di Cagliari, Paolo Demurtas, per la rubrica che il nostro quotidiano dedica alla salute.
“Quando il corpo entra in chetosi, i chetoni diventano la sua fonte principale di energia, al posto del glucosio derivato dai carboidrati. Questo processo, secondo gli studi, può favorire una rapida perdita di peso, ridurre il senso di fame e migliorare la concentrazione mentale”, spiega Demurtas.
Secondo un piano alimentare chetogenico, gli alimenti previsti sono i grassi sani, derivati da olio d’oliva, avocado, noci, mandorle, semi. Ma anche proteine moderate, come carne, pesce, uova e formaggi. Insieme, poi, a verdure come spinaci, broccoli, cavolfiori e zucchine. Di contro, alimenti come pasta, pane, dolci, riso e frutta vengono ridotti.
E i benefici sul corpo da parte della dieta chetogenica, ovviamente quelli accreditati dalla scienza, sono diversi. “Come la perdita di peso, il miglioramento dei livelli di zucchero nel sangue, la riduzione dei livelli di trigliceridi e colesterolo cattivo”, spiega lo specialista Demurtas. “Alcuni studi suggeriscono che può essere utile nel trattamento di malattie neurologiche come l’epilessia, l’emicrania e può ridurre i sintomi del diabete di tipo 2”.
Dieta chetogenica, però, non esente da rischi. Ragion per cui è fondamentale il monitoraggio di uno specialista. “I primi giorni di dieta chetogenica possono causare l’insorgenza di sintomi comuni che includono mal di testa, stanchezza e nausea. Inoltre, un’assunzione indiscrimanta di grassi saturi potrebbe aumentare i rischi di malattie cardiovascolari nel lungo termine”, spiega Demurtas.
Un regime alimentare da non considerare certamente universale e valida per tutti. Soprattutto lo schema deve essere elaborato da uno specialista con il quale il paziente si deve rapportare.