Si accende lo scontro politico sull’ordinanza del Collegio della Corte d’Appello di Cagliari che chiede la decadenza della presidente della giunta regionale Alessandra Todde. “Il problema non è andare a elezioni o meno. È che né la Presidente Todde né i componenti dei 5 Stelle o gli esponenti del campo Largo ammettono di aver sbagliato. Non è la prima volta, non avendo aperto il conto e nominando il mandatario. Né dopo, con una seconda memoria che, a quanto pare, vorrebbe sostituire la prima e che è in contraddizione”. A dichiararlo in una nota è Salvatore Deidda, deputato di FdI e presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera.
“Ora vogliono convincerci e sostengono che la legge che abbiamo sempre rispettato non è stata rispettata perché è complicata e vecchia. Vogliono inoltre screditare la commissione di garanzia elettorale della Corte d’appello. Darci anche lezioni e prenderci per fessi è inaccettabile. Ora pretendiamo chiarezza sulle contraddizioni palesi delle dichiarazioni della Presidente Todde (ha pagato lei la campagna elettorale e il contrario) e su tutti i passaggi”, conclude Deidda.
Pronta la replica dei dem. “Penso che si chiarirà tutto rapidamente e, come tutto il Partito democratico, sono solidale con la presidente Todde e con tutta l’amministrazione”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, Marco Meloni, senatore del Pd sardo ed eletto in Sardegna, dopo l’annuncio della decadenza di Alessandra Todde.
“La scelta di Todde è stata di affidare la sua campagna al comitato elettorale che ha poi prodotto il suo rendiconto. La legge è del 1993: è obsoleta e presenta aspetti non del tutto chiari – prosegue -.
I legali ci dicono che se anche sono stati fatti degli errori formali comunque non possono portare alla decadenza”.
Il senatore esclude che si tratti di una vicenda di poca trasparenza. “Mi pare che questo lo escludano tutti, anche dall’opposizione. Credo nella buona fede e nella serietà della presidente Todde”.
Il centrodestra però invoca le dimissioni. “Chi le invoca? Ugo Cappellacci di Forza Italia? Nel 2009 la sua campagna da presidente portò per settimane tutto il governo in Sardegna a spese del contribuente. Per quella campagna Berlusconi è stato condannato per diffamazione. Nessuno ha chiesto le dimissioni di Cappellacci sotto processo per reati gravi. Farebbe decisamente meglio a tacere – conclude -“.