È iniziato in Commissione Sanità del Consiglio regionale sardo l’esame di una proposta di legge sul fine vita, promossa dalla maggioranza di centrosinistra e sostenuta dall’Associazione Luca Coscioni. Dibattito tra diritti e polemiche.
È iniziato oggi in Commissione Sanità del Consiglio regionale sardo l’esame di una proposta di legge sul fine vita, promossa dalla maggioranza di centrosinistra e sostenuta dall’Associazione Luca Coscioni. Il testo si inserisce nel solco della sentenza della Corte costituzionale 242/2019, che ha aperto uno spiraglio normativo per il suicidio medicalmente assistito, stabilendo che non è punibile in presenza di precise condizioni cliniche e giuridiche.
Secondo Francesco Agus, consigliere dei Progressisti, si tratta di “una legge necessaria, che parla di diritti, di dignità nella sofferenza e di responsabilità”. Agus ha sottolineato come il percorso legislativo sia ancora più urgente dopo l’impugnazione da parte del Governo della legge analoga approvata in Toscana. “Un conflitto che di tecnico non ha niente”, ha detto, “dettato solo da stupide strumentalizzazioni ideologiche e politiche”.
Il consigliere ha assicurato l’impegno della maggioranza a non arretrare: “Su un tema come questo non ci saranno ambiguità né rinvii”. Un ringraziamento particolare è stato rivolto “all’associazione Luca Coscioni e a Marco Cappato per l’impegno, nonché all’associazione Valter Piludu per il lavoro di sensibilizzazione in Sardegna”.
Non si è fatta attendere la reazione dell’opposizione. Corrado Meloni, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha attaccato duramente la proposta, accusando il centrosinistra di usare “come una clava politica un tema delicato e sensibile come il fine vita”. Secondo Meloni, la legge avrebbe “evidenti profili di incostituzionalità”, poiché interviene su materie di competenza esclusiva dello Stato, come l’ordinamento civile, penale e i livelli essenziali delle prestazioni sociali.
Meloni ha inoltre criticato l’interpretazione della sentenza della Corte costituzionale: “Non ha creato alcun diritto soggettivo al suicidio assistito, ma solo circoscritto la non punibilità in casi estremi”. Il consigliere di FdI ha infine invitato la maggioranza a occuparsi della sanità sarda, “invece di collezionare leggi destinate a essere impugnate”, e a rafforzare le cure palliative come vera alternativa alla morte medicalmente assistita.
La proposta di legge stabilisce una procedura snella venti giorni dalla presentazione della domanda alla comunicazione dell’esito. Il percorso coinvolge una commissione medica, un comitato etico e l’azienda sanitaria, con tempi ben definiti per ciascuna fase. L’intento è colmare le attuali lacune legislative e organizzative che ancora impediscono, in molti casi, l’attuazione della sentenza della Consulta del 2019.
Quella pronuncia, nata dal caso di Marco Cappato e Dj Fabo, ha rappresentato uno spartiacque, affermando che l’aiuto al suicidio non è punibile per persone tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale, affette da patologie irreversibili e capaci di prendere decisioni libere e consapevoli.
Il dibattito resta acceso, ma la Sardegna, con questa proposta, si candida a entrare nel ristretto numero di regioni che tentano di affrontare, con strumenti normativi propri, uno dei temi più complessi e divisivi del nostro tempo: il diritto a una morte dignitosa.