La carenza di personale nel settore del turismo e del terziario è al centro di un acceso dibattito in vista dell’imminente inizio della stagione estiva. Cristiano Ardau, Segretario Generale della UILTuCS Sardegna, interviene con una denuncia forte, sottolineando che non si può ridurre la discussione alla semplice “mancanza di disponibilità” di lavoratori, ma che è necessario affrontare le radici profonde del problema, legate principalmente alle condizioni di lavoro e ai trattamenti retributivi insufficienti.
“Limitare il dibattito alla mancanza di disponibilità è riduttivo e offensivo verso i lavoratori del settore. Da mesi denunciamo il fallimento del sistema contrattuale, chiedendo adeguamenti salariali e il giusto riconoscimento delle professionalità,” ha affermato Ardau, spiegando che, nonostante l’aumento della produttività nel settore (+6% negli ultimi anni), le retribuzioni in Sardegna sono cresciute meno della metà rispetto alla media europea, con una perdita del 15% rispetto all’inflazione.
Secondo i dati presentati dalla UILTuCS Sardegna, la Sardegna si colloca agli ultimi posti in Italia per l’andamento delle retribuzioni, una situazione che penalizza in particolare il settore del terziario. In alcune mansioni, la disparità salariale arriva a toccare il 75%, con un evidente mismatch tra l’offerta salariale e le reali competenze richieste. Per professioni come quelle di camerieri, cuochi e banconieri, i salari medi sono intorno agli 1.100-1.200 euro al mese, molto inferiori rispetto ai 1.500-1.600 euro guadagnati in altri settori.
Ardau sottolinea che questa disparità salariale è aggravata da condizioni di lavoro gravose, che comprendono orari notturni, festivi, weekend e un tasso di infortuni elevato. “È comprensibile che molti rifiutino offerte anacronistiche, legate solo a contratti a termine e bassi salari, quando altrove ci sono opportunità con contratti a tempo indeterminato e migliori condizioni di lavoro,” aggiunge.
Per il sindacalista, è indispensabile che le associazioni datoriali e i sindacati intraprendano una riflessione seria sul futuro del settore. “Le associazioni datoriali devono assumersi la responsabilità di avviare una seria riflessione e decidere insieme alle OO.SS. un cambio di passo radicale per permettere ai lavoratori del settore di ottenere condizioni adeguate e dignitose”, afferma Ardau, facendo riferimento anche alla necessità di investire nella qualificazione delle professionalità, ostacolata da alcuni imprenditori che cercano di risparmiare sul costo del lavoro.
Un altro aspetto cruciale riguarda la manutenzione demografica del settore, con un calo dei lavoratori sotto i 35 anni, che rischia di compromettere la sostenibilità del turismo in Sardegna. “Il processo di degiovanimento del settore, unito alla scarsa attrattività delle offerte di lavoro, richiede politiche mirate sulla natalità, l’istruzione e l’integrazione degli stranieri nel mondo del lavoro,” conclude Ardau.
Il sindacalista chiede quindi un’inversione di rotta, sollecitando il sostegno non solo alle imprese che rispettano le regole, ma anche a quelle che offrono un lavoro dignitoso, con contratti giusti e condizioni di sicurezza per i lavoratori. “Basta contributi a pioggia, le risorse vadano a chi applica i contratti giusti, allunga la stagione turistica e garantisce la sicurezza dei lavoratori,” afferma Ardau, concludendo: “In Sardegna c’è già troppa povertà: è ora di dire basta alle retribuzioni inique e al lavoro povero.”
UILTuCS Sardegna continuerà a monitorare la situazione, chiedendo un impegno serio per la valorizzazione dei lavoratori del turismo e del terziario e per migliorare le condizioni di lavoro nell’isola.