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Emergenza in Sardegna: “Boom dei neet, giovani che non studiano e non lavorano”

Alla Vigilia del Primo maggio i dati drammatici diffusi dalla Cgil sarda: 33 morti nei luoghi di lavoro dell’Isola. L’emigrazione è inarrestabile, sono tantissimi i disoccupati e si moltiplicano le forme di occupazione discontinua e sottopagata
La Redazione

“Per noi quello di quest’anno è un Primo Maggio speciale, caratterizzato dall’impegno per dare nuovi diritti e nuova centralità al lavoro”. Con queste parole il segretario della Cgil Sardegna, Fausto Durante, ha aperto le celebrazioni della Festa dei Lavoratori, in un contesto regionale segnato da gravi criticità occupazionali e da un allarme costante sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Al centro dell’iniziativa promossa dal sindacato ci sono i cinque referendum sul lavoro e sulla cittadinanza previsti per l’8 e 9 giugno, che – sottolinea Durante – “rappresentano una battaglia particolarmente significativa in una regione dove il tasso di disoccupazione è dell’8,5%, due punti e mezzo sopra la media nazionale, con un tasso di inattività che sfiora il 37% e un tasso di occupazione fermo al 57,7%, ben sei punti sotto la media del Paese”.

In tutta l’Isola il Primo Maggio è stato accompagnato da iniziative di informazione e sensibilizzazione sui contenuti referendari, con banchetti e distribuzione di materiale informativo. I quesiti al centro della consultazione popolare riguardano quattro temi legati al mondo del lavoro: il ripristino dell’articolo 18, la reintroduzione delle causali nei contratti a termine, l’eliminazione del tetto massimo di sei mesi di risarcimento per i licenziamenti illegittimi, e l’assegnazione della responsabilità della sicurezza alle aziende committenti anziché alle microimprese in subappalto. Il quinto quesito mira a ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza necessario per richiedere la cittadinanza.

Ma non è solo la riforma del lavoro a preoccupare la Cgil. Durante ha acceso i riflettori anche sulle numerose vertenze aperte nelle aree industriali della Sardegna, “dall’Ogliastra al Sulcis, dal Sassarese al Medio Campidano”, che da troppo tempo attendono risposte. “Occorre imprimere una svolta – ha dichiarato – e serve un impegno concreto da parte della Regione e del Governo”.

A rendere ancora più urgente la mobilitazione, i numeri drammatici sugli incidenti sul lavoro: nel solo 2024 sono già 33 i lavoratori che hanno perso la vita in Sardegna, con una tendenza che non accenna a diminuire dal 2021, in netta controtendenza rispetto alla stabilità dei dati nazionali. Le denunce di infortunio sul lavoro, secondo l’Inail, sono state 12.129 nel 2024 (+0,8% sull’anno precedente), mentre i primi due mesi del 2025 segnano un ulteriore incremento (+0,7%). In crescita anche le malattie professionali: +33% nell’Isola contro un +22% nazionale.

Durante ha richiamato la necessità di dare piena attuazione al Patto di Buggerru, sottoscritto lo scorso settembre per contrastare il fenomeno degli infortuni, potenziando vigilanza, formazione e sensibilizzazione. “È imprescindibile un impegno di tutti gli attori coinvolti – ha ribadito – per garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Il segretario regionale della Cgil sarà oggi a Girasole, in località S’Isula Manna, per partecipare all’iniziativa organizzata insieme allo Spi Nuoro Ogliastra, in una delle tante realtà locali che vivono quotidianamente le difficoltà del lavoro povero e precario. “La Sardegna – ha evidenziato – soffre una forte esclusione dei giovani e delle donne dal mercato del lavoro, con un ricorso massiccio a forme di lavoro discontinuo e sottopagato”. Lo confermano i dati sui NEET (giovani che non studiano e non lavorano): nell’Isola sono il 17,8%, con punte del 19,2% tra le donne, contro una media nazionale del 15,2%.

Per la Cgil, la crisi del mercato del lavoro è una delle principali cause della continua emigrazione di giovani sardi. Da qui l’appello di Durante a mobilitarsi per il successo dei referendum: “La vittoria del Sì – conclude – sarebbe un passo importante per restituire valore, diritti e prospettive al lavoro, in Sardegna e in tutto il Paese”.

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