Si apre una fase di tensione all’interno della maggioranza che governa la Regione Sardegna. Il Partito Democratico, tramite una nota ufficiale firmata dalla sua delegazione – composta dal segretario Piero Comandini, dal vicepresidente della Regione Giuseppe Meloni, dagli assessori Emanuele Cani e Rosanna Laconi e dai componenti del gruppo consiliare – ha preso le distanze dalle modalità con cui la presidente Alessandra Todde ha avviato l’attuazione della legge regionale in materia di Sanità.
Il dissenso nasce, spiegano i Dem, da un mancato coinvolgimento nelle scelte preliminari e da una gestione considerata “imperfetta sotto il profilo giuridico, tecnico e politico” del commissariamento delle aziende sanitarie. Per questo motivo il Pd ha deciso di non partecipare alla riunione della Giunta di ieri, limitandosi a una protesta formale senza però mettere in discussione la stabilità della coalizione.
“Il commissariamento rischia di rallentare anziché accelerare l’attuazione della riforma sanitaria”, si legge nella nota. I dem chiedono una riorganizzazione complessiva del sistema, che non si limiti alla semplice sostituzione dei vertici delle Asl, ma preveda interventi strutturali: potenziamento della medicina territoriale, revisione della formazione del personale sanitario, nuova selezione dei direttori generali basata su criteri di professionalità, e una revisione del sistema di finanziamento su base capitaria.
Il Pd ribadisce comunque la volontà di contribuire con spirito costruttivo alla nuova fase della Sanità sarda, ricordando che “il popolo sardo giudicherà l’intera legislatura sulla base dei risultati in materia di salute pubblica”. La sfida – concludono i Dem – sarà quella di costruire un nuovo modello di integrazione socio-sanitaria, capace di rispondere all’invecchiamento della popolazione e di garantire la tenuta economica e sociale dell’intero sistema.