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Sanità, dai medici sardi siluro a Bartolazzi e alla Todde: “State approvando una riforma che non conosciamo”

La clamorosa protesta dei presidenti degli ordini medici di tutta la Sardegna, nel mirino il “maxiemendamento” che stravolge tutto il settore sanitario: “Così si bloccano attività aziendali e urgentissime”
La Redazione

Mentre l’Aula del Consiglio regionale questa mattina ha approvato il primo dei 15 articoli del testo del ddl sanità della giunta (chiusi i lavori, si riprende martedì 4 marzo alle 10), gli ordini dei medici della Sardegna chiedono una nuova audizione sul ddl in discussione in Aula perché, sostengono, il testo è cambiato rispetto alla versione su cui hanno espresso il parere. “Dopo essere stati auditi in commissione Sanità abbiamo appreso, dalla stessa commissione, dell’esistenza di un ‘maxi emendamento’ con contenuti differenti rispetto al testo a noi sottoposto, con la richiesta di disponibilità e l’anticipazione di una nuova audizione su questi nuovi contenuti. Invece, dai media, veniamo a conoscenza della sostanziale conclusione dell’iter preparatorio della riforma, e quindi, di fatto, dell’impossibilità di pronunciarci su un testo di cui non conosciamo il contenuto”, spiegano in una nota congiunta Emilio Montaldo, Antonio Sulis e Salvatore Lorenzoni, presidenti rispettivamente degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Cagliari, Oristano e Sassari.
    

“Confidando sulla possibilità di un nuovo confronto in merito a tematiche tanto delicate e urgenti, lungi da entrare nel merito della progettualità politica, ribadiamo le considerazioni e sollecitazioni già espresse, in termini assai preoccupati e allo stesso tempo corali, in occasioni delle precedenti audizioni”, sottolineano. “Stante la precarietà e la nota sofferenza del Sistema sanitario regionale, vittima, tra l’altro, di lunghe fasi di ‘immobilismo’ gestionale in occasione delle recenti riforme, riteniamo che, in questo momento, debba essere evitato qualsiasi provvedimento che possa in qualche modo rallentare le attività delle aziende. Nella medesima ottica appare necessario rifuggire dalla creazione di ulteriori sovrastrutture centralizzate, che bloccherebbero ancora di più di quanto già avviene la gestione di attività aziendali vitali e ormai urgentissime”

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