A Cagliari l’esercito degli Oss rimasti disoccupati pronti alla guerra. Sono 130 e, da tanti mesi, attendono di essere stabilizzati e di poter lavorare negli ospedali della Sardegna. Ma la moltitudine di operatori socio sanitari resta invece ancora al palo, e allora esplode la protesta. “Siamo uniti nel denunciare una realtà inaccettabile: la gestione disomogenea, opaca e profondamente ingiusta del processo di stabilizzazione del personale precario. Molte aziende sanitarie – in particolare quelle della Sardegna del Sud – non hanno attuato quanto indicato dall’Assessorato alla Sanità Regionale, lasciando scadere i contratti dei lavoratori, nonostante l’esistenza di graduatorie valide e la possibilità concreta di procedere alla stabilizzazione”, spiegano i lavoratori, in una ricca nota.
“Al contrario, alcune aziende sanitarie della Sardegna del Nord hanno rispettato le direttive, applicando il cosiddetto principio del buon senso, e procedendo alle numerose stabilizzazioni sono state effettuate nel corso dell’ultimo anno e nei mesi recenti, mentre nel Sud si registra un blocco sistematico e non giustificato. A questa disparità si aggiunge un ulteriore elemento critico: i cosiddetti “cantieri occupazionali Oss”, che contribuiscono a perpetuare una precarietà strutturale e a creare disuguaglianze difficilmente sanabili”. La loro situazione va avanti dalla fine del periodo Covid: tante promesse, tutte arrivate dai piani alti della sanità sarda, anche grazie alle battaglie portate avanti dal comitato, tra sit in con tanto di tende in via Roma e cortei per il centro della città. Ma, da Cagliari, lo squillo del telefono decisivo per gli Oss non è mai arrivato. Ecco perchè si ritrovano, nel pieno dell’estate 2025, a protestare.