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Lavori fermi al Businco Lavori fermi al Businco

Lavori milionari fermi al Businco, sos a Cagliari: “Le sale operatorie sono indispensabili”

“Blindato”, all’esterno, da reti arancioni, ma dentro l’Oncologico sembra ancora regnare il silenzio. Ristrutturazioni al palo, protesta l’Usb: “Così si danneggia la salute dei cittadini, negando il diritto alle cure”
Paolo Rapeanu

Lavori fermi al Businco: lettera urgente a Bartolazzi.

Lavori fermi e operai ancora fantasma nelle sale operatorie, da rifare da zero, del Businco di Cagliari. L’ospedale Oncologico di viale Jenner aspetta l’inizio dei lavori milionari di ammodernamento della struttura di via Jenner. A oltre quaranta giorni dal trasferimento delle sale operatore, nulla sembra muoversi. Dopo le proteste, i sit in, le rassicurazioni arrivate dai piani alti dell’Arnas e le nuove proteste, il via ai lavori è ancora un grosso punto interrogativo. E fa sentire la sua voce l’Usb, con Gianfranco Angioni: è stata spedita una lettera urgente all’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi. “C’è una situazione critica che sa colpendo la nostra regione, la crisi oncologica. Ad oggi, sono trascorsi oltre 40 giorni dal trasferimento delle sale operatorie al Businco, ma non abbiamo ancora visto l’inizio di alcun intervento significativo, nonostante i fondi del Pnrr siano già disponibili per l’adeguamento sismico dell’edificio, comprensivo della ristrutturazione delle sale operatorie”.

“Il polo oncologico regionale Businco è un simbolo emblematico di questo disastro. Dopo più di 20 giorni dall’insediamento del nuovo commissario straordinario, l’assenza di azioni concrete è diventata non solo inaccettabile, ma anche insostenibile. Con la privazione delle specialistiche chirurgiche oncologiche e il loro trasferimento al Brotzu, il Businco è diventato un ‘malato terminale’ del panorama della sanità oncologica regionale, incapace di fornire nell’interezza le cure necessarie ai pazienti che hanno diritto a riceverle”, attacca Angioni. “Le lunghe liste di attesa e la mancanza di servizi essenziali, come gli ambulatori per il posizionamento dei cateteri venosi centrali, sono una realtà che non possiamo più tollerare. È nostro dovere sottolineare che i malati oncologici meritano strutture adeguate e personale qualificato in numero sufficiente per garantire un assistenza competente e umana”.

La scatola vuota

“Nonostante le dichiarazioni riguardanti la predisposizione della rete oncologica regionale – ora ridotta a una mera “scatola vuota” – ci chiediamo dove possano realmente ricevere cure i pazienti oncologici, considerando anche la preoccupante riduzione delle procedure chirurgiche. È inaccettabile che, da parte delle istituzioni, si continui a perpetuare una narrativa distorta che danneggia la salute dei cittadini, negando loro il diritto alle cure in palese contraddizione con il dettato costituzionale. Non possiamo accettare che gli interventi chirurgici vengano ridotti. Chiediamo un cambiamento radicale e immediato nella gestione della sanità oncologica affinché il diritto alla salute e la dignità di ogni cittadino tornino a essere al centro delle politiche sanitarie regionali. È tempo di agire concretamente per migliorare la situazione dei presidi sanitari e delle cure oncologiche nella nostra regione. Facciamo l’ennesimo appello affinché nessun malato, e in particolare i pazienti oncologici, sia mai considerato un numero, ma sempre una persona con diritti e dignità. La salute dei cittadini deve rappresentare una priorità indiscutibile e non possiamo accontentarci di parole vuote e promesse non mantenute.

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