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Lana di pecora per costruire mattoni: il brevetto green dell’imprenditore sardo

Unita alla calce può diventare materiale isolante pari a quelli comunemente usati ma con un impatto ambientale molto basso. L’idea è di Costanzo Salis, da 46 anni nel settore delle costruzioni
La Redazione

La lana delle pecore per costruire le case: è l’idea sviluppata dall’imprenditore edile di Sassari, Costanzo Salis, 72 anni. L’impatto ambientale del materiale è minimo e i benefici in termini di standard di coibentazione degli edifici sono, al contrario, notevoli, pari a quelli degli altri materiali isolanti comunemente utilizzati. Ma in questo caso a proteggere le case dal caldo e dal freddo potrebbe essere un materiale del tutto naturale, talvolta ritenuto di scarto: la lana prodotta delle pecore, che, se sapientemente miscelata alla calce, è più efficace di altri materiali in commercio.

    Salis vanta 46 anni esperienza e di attività nel settore delle costruzioni soprattutto nel nord Sardegna e ha le idee chiare: utilizzare dei materiali totalmente naturali nell’edilizia è possibile e ce lo dimostrano le sue innumerevoli prove, tanto da arrivare, due anni fa, a farne un brevetto riconosciuto. “I materiali che ho usato per arrivare alla formulazione di questo impasto composto da calce e lana, sono naturali, non biologici – racconta all’Ansa Salis – La differenza sta nel fatto che nel biologico si usano delle malte, come ad esempio il cemento. Io invece non lo uso, ma mi servo della pozzolana che viene cotta, oppure del cocciopesto, che sono terre composte che vengono messe al forno e poi macinate e schiacciate a seconda dell’uso che se ne deve fare. Oppure prendo la semplice sabbia e la compongo e scompongo unendola con l’acqua. Uso anche la terra per fare mattoni. Adesso ho impastato e fatto 280 mattoni per costruire un forno sociale all’Argentiera. Inoltre – spiega – non utilizzo materiali di scarto di fabbriche; quindi, il nostro composto risulta ancora più sano”.

    Miscelando sabbie con acqua e lana grezza di cui si rifornisce dall’industria tessile Crabolu di Bitti, Salis ha messo a punto un composto unico, che potrebbe contribuire a rivoluzionare il settore edilizio, facendolo andare sempre più in una direzione green. “Lo spunto – rivela – mi è stato dato da una sorta di scommessa fatta tempo fa con il proprietario dell’industria Crabolu. Mentre mi stava parlando del fatto che lavorava la lana, io gli ho lanciato la mia idea del suo possibile utilizzo miscelata con la calce. Lui mi disse che questa cosa non sarebbe andata a buon fine e allora io, che sono testardo, gli dissi che si sbagliava. Così, dopo una settimana dalla nostra chiacchierata, gli ho portato il primo pannello intonacato di lana. Da lì è nato il mio progetto che ha poi portato al suo brevetto”, racconta l’imprenditore, che attende solo le ultime autorizzazioni burocratiche per partire a pieno regime con il suo utilizzo.

    “Una prima casa è stata già realizzata – annuncia -, si tratta della restaurazione di un edificio nel centro storico di Sassari. Adesso ho trovato anche alcuni giovani architetti che mi stanno dando retta e mi stanno aiutando con le certificazioni che mi mancano. Io in cambio gli sto insegnando ad usare questo nuovo amalgama”.

    La lana di pecora in Sardegna ha sempre avuto un ruolo importante tra i materiali considerati poveri e di facile reperibilità: ai tappeti alla tessitura dell’orbace, il tessuto nero usato anticamente per il vestito maschile della tradizione sarda, passando per la realizzazione degli antichi materassi, coperte e cuscini, e ora anche utilizzata nell’edilizia. E se l’orbace è passato di moda, e ai materassi imbottiti di lana se ne sono sostituiti altri, ai giorni nostri questa risorsa naturale potrebbe contribuire a ridurre l’inquinamento urbanistico. Almeno così crede fortemente Costanzo Salis.

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