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La Sardegna con l’occhio verso lo spazio: la caccia alle civiltà extraterrestri parte dall’Isola

A caccia di tecnologie aliene. ll programma internazionale Seti (Search for Extra Terrestrial Intelligence) a cui si è unito anche l’italiano Sardinia Radio Telescope.

Setacciare la regione centrale della nostra galassia per trovare eventuali firme tecnologiche di civiltà aliene: è il programma internazionale Seti (Search for Extra Terrestrial Intelligence) a cui si è unito anche l’italiano Sardinia Radio Telescope. I primi risultati al Congresso Internazionale di Astronautica a Milano

Setacciare la regione centrale della nostra galassia per trovare eventuali firme tecnologiche di civiltà aliene: quanto prevede è il programma internazionale Seti (Search for Extra Terrestrial Intelligence) a cui si è unito anche l’italiano Sardinia Radio Telescope, con una parabola dal diamentro di 64 metri. I primi risultati, in via di pubblicazione sulla rivista Acta Astronautica, sono stati presentati in occasione del Congresso Internazionale di Astronautica in corso a Milano.
      

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Astrofisica e il progetto Breakthrough Listen, che a partire dal 2022 sfrutta anche la grande antenna che si trova in Sardegna per analizzare specifiche fasce di frequenze radio. In particolare, il radiotelescopio italiano ha analizzato i segnali provenienti dalla regione centrale della nostra Via Lattea, nella quale si concentrano una grande quantità di stelle con irelativi sistemi planetari, e quelli di 72 stelle designate come ‘sorgenti di interesse’ dalla missione Tess della Nasa.
      

“Ci sono buone ragioni per pensare che un ingegnere extraterrestre possa conoscere e utilizzare la tecnologia radio, ma non possiamo fare ipotesi sulle frequenze a cui potrebbe farlo”, ha osservato Lorenzo Manunza dell’Università di Cagliari, che ha guidato lo studio . Hanno partecipato alla ricerca anche Monica Mulas, Luca Pizzuto e Alice Vendrame, dello stesso ateneo, insieme ad Andrea Melis e Maura Pilia dell’Inaf e altri ricercatori americani.
      

“E’ fondamentale che copriamo quanti più canali radio possibile utilizzando una gamma quanto più variegata di strutture osservative”, ha concluso Manunza. La ricerca non ha portato alla scoperta di alcun messaggio riconducibile a possibili civiltà aliene ma è comunque preziosa: “il Sardinia Radio Telescope – ha detto Melis – sta contribuendo a ridurre le incertezze sulla potenza che dovrebbero avere eventuali trasmettitori extraterrestri per poterci raggiungere nelle frequenze finora osservate”.

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