Cosa succede se si uniscono lo sport e la storia, quella che abbiamo letto nei libri di scuola e all’università? Cos’ha a che fare il calcio con la decolonizzazione dell’Africa o con la Jugoslavia di Tito? E soprattutto, può un podcast spiegarcelo? Ovviamente sì, i podcast ci raccontano qualsiasi cosa, dalla Korean Wave agli omicidi più efferati, dal Sacro Romano Impero fino a Donald Trump. E ci possono raccontare anche come una materia vista soprattutto come intrattenimento possa essere osservata da un’altra angolazione e riflettere dinamiche politiche, militari e sociali.
È quello che prova a fare “L’Istante decisivo”, il nuovo podcast ideato da tre ragazzi che si sono conosciuti a Cagliari mentre frequentavano l’università e hanno deciso di condividere la loro comune passione per lo sport e la storia con chiunque abbia voglia di ascoltarli. Il podcast, come si legge nella presentazione, racconterà “le più importanti imprese sportive che, in pochi istanti, hanno condizionato significativamente la nostra storia, la nostra cultura e l’immaginario collettivo di miliardi di persone”. Nella puntata introduttiva conosciamo Nicola Medda, Maria Laura Scifo e Alessandro Zedde, rispettivamente di 29, 25 e 21 anni. Nicola Medda è di Capoterra, si è da poco laureato in storia contemporanea ed è passato dall’altra parte della barricata per fare l’insegnante; Maria Laura Scifo, invece, cagliaritana, non ha alcuna intenzione di smettere di studiare, come dice lei stessa, e dopo aver conseguito una laurea magistrale in Storia, ora studia Scienze politiche mentre fa la giornalista (sportiva, ma non solo); Alessandro Zedde, nonostante sia il più giovane del gruppo ha già scritto un libro, viene da Ortueri e anche lui studia Scienze Politiche.
Per il momento è stata pubblicata solo una puntata ma, come assicurano loro, ce ne sono altre già sviluppate e, con un po’ di fortuna, non mancherà il racconto delle imprese di casa nostra, con lo scudetto del Cagliari nel 1970. Ma per l’esordio hanno deciso di partire da una certa distanza, non troppa però: nella prima puntata si racconta la storia di Luciano Vassallo, capocannoniere della nazionale etiope, figlio di una donna eritrea e di un soldato italiano, diventato famoso quando la nazionale etiope, per cui giocava, vince la Coppa d’Africa nel 1962. Vassallo, nato nel 1935, deve fare i conti con l’emarginazione e la durezza della vita da meticcio in periodo coloniale. Discriminato anche nelle squadre in cui gioca, dopo aver abbandonato la scuola da bambino e trovato lavoro come meccanico, ha il suo riscatto nel calcio e il coronamento della sua carriera con la vittoria, l’unica finora mai realizzata, dell’Etiopia nella Coppa d’Africa.
Insomma, come spiega Maria Laura Scifo: “Il nostro obiettivo è raccontare la storia in un modo un po’ diverso dal solito. In genere a scuola si studia per lo più la storia militare, anche per questioni di tempistiche dettate dalle esigenze ministeriali, tralasciando invece la storia sociale. In questo senso lo sport rappresenta una riflessione piuttosto importante della società, considerando tutte le persone coinvolte, e del contesto in cui i vari eventi poi si tengono e sviluppano. Quindi proviamo a raccontare questa faccia particolare della storia, che spesso si considera poco ma che invece forse la fa sentire anche più vicina a noi, abbattendo quella barriera che invece talvolta si crea, reputando la disciplina come qualcosa che riguarda unicamente il passato e non il nostro presente, quando in realtà poi non è così. In fondo come dice Bloch, non possiamo comprendere il presente se ignoriamo il passato e, di rimando, non possiamo aspirare a capire il passato se non sappiamo nulla del presente”.
“Il nostro scopo è che arrivi a più persone possibili”, aggiunge Nicola Medda, “fa sempre piacere vedere che quello che racconti ha un seguito. Ma non ci aspettiamo soldi, non è uno degli obiettivi del podcast; ovviamente se dovessero arrivare dei guadagni da YouTube o altro prenderemo nuove attrezzature. Ma non ci pensiamo, siamo felici di poter raccontare queste storie e fare compagnia alle persone”. “Tutti e tre abbiamo questo doppio interesse comune per lo sport e per la storia e le vicende politiche”, conclude Maria Laura Scifo: “quindi, il primo motivo per cui l’abbiamo fatto è stato quello di divertirci”.