Graziano Mesina, malato terminale, è stato scarcerato ed è già uscito dalla casa di reclusione di Opera, in Lombardia. Oggi, dopo l’ultima richiesta depositata ieri, il tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso il differimento pena per motivi di salute. Mesina “ora si trova in detenzione al reparto oncologico di Pp San Paolo di Milano”, fa sapere l’avvocata Vernier. Assieme alla collega Goddi, appena 24 ore prima della scarcerazione, aveva rivelato che le condizioni di salute precarie dell’orgolese sono precipitate negli ultimi mesi. Gli è stata diagnosticata, infatti, una patologia oncologica “che si è ormai diffusa” e che è “incurabile” ed è in fase terminale”. “A causa della malattia egli non può più camminare, non si alimenta, non parla, ha difficoltà a riconoscere le persone”, avevano fatto sapere le due legali. Da qui la richiesta di scarcerazione e, eventualmente, “la possibilità di tornare a curarsi in Sardegna, dove può avere l’aiuto e la vicinanza dei familiari”, adesso che riesce ancora a poter sostenere il viaggio verso l’Isola.
Un anno fa era stato lo stesso tribunale di sorveglianza di Milano a disporre una perizia psichiatrica sulle condizioni di salute di Mesina, dopo una delle sette richieste di scarcerazione sollecitata dalle due avvocate che avevano già segnalato “un decadimento neuro cognitivo e neuropsichiatrico”.
Conosciuto anche con il soprannome di ‘Grazianeddu’, Mesina è passato alla ribalta delle cronache come esponente del banditismo sardo del dopoguerra e la sua fama deriva anche dalla spettacolarità delle sue ‘imprese’: evasioni di cui è difficile ricostruire l’esatto numero. La prima fuga risale all’11 maggio 1962, mentre veniva trasferito da Sassari a Nuoro. Nel 2004 uscì dal carcere di Voghera dopo aver ottenuto la grazia, ma nel 2013 fu di nuovo arrestato. L’ultima condanna quella a 30 anni nel luglio 2020.