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Entro un paio di mesi sì al suicidio assistito in Sardegna

Comandini: “La proposta sarà messa immediatamente al voto: arriverà a breve in commissione sanità e subito dopo andrà all’ordine del giorno dell’ufficio dei capigruppo per l’approvazione”
Chiara Sulis


Nei primi mesi del 2025 si potrà accedere al suicidio assistito in Sardegna: una delle prime leggi da approvare a inizio anno sarà, infatti, quella che norma le procedure e i tempi per il fine vita. Lo afferma Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale, durante la presentazione della proposta di legge “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta da consiglieri di tutti i gruppi di maggioranza del consiglio regionale, alla presenza di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. La proposta arriverà a breve in commissione sanità, e subito dopo il presidente dell’Aula la metterà all’ordine del giorno dell’ufficio dei capigruppo per l’approvazione.

La legge prevede che dalla presentazione della domanda all’accettazione da parte della commissione, i tempi siano di venti giorni, come spiegato nell’articolo 4: entro quattro giorni dalla presentazione della domanda, l’azienda sanitaria convoca la commissione medica per verificare che il paziente risponda ai requisiti; entro otto giorni la relazione medica sarà trasmessa al comitato etico che dispone di altri cinque giorni per trasmettere all’azienda il proprio parere ed entro i successivi tre giorni l’azienda comunica al paziente il risultato del procedimento.

L’obiettivo è colmare le lacune legislative e organizzative che ancora ostacolano il pieno esercizio di un diritto già riconosciuto: il riferimento è alla sentenza della Corte costituzionale del 2019 che interveniva sul processo a carico di Cappato, processato per il reato di istigazione e aiuto al suicidio (punito in Italia da 5 a 12 anni di carcere) per aver aiutato Fabio Antoniani, noto come Dj Fabo, ad andare in Svizzera e ottenere la morte volontaria. Questa sentenza afferma che la legge per cui si incorre nel reato di istigazione al suicidio non è applicabile in certe situazioni, come spiega Cappato: “La persona deve essere lucida e consapevole, esprimere lucidamente la propria volontà di richiesta di aiuto a morire; dev’essere affetta da una patologia irreversibile che provochi una sofferenza fisica o psichica insopportabile; la persona dev’essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”. Su quest’ultimo criterio è nuovamente intervenuta la Corte costituzionale pochi mesi fa per definire che questi trattamenti di sostegno vitale possono anche essere forniti da caregiver o familiari, in questo modo chiarendo una portata ampia di applicazione di questa legge.

La Sardegna sarebbe la prima regione ad approvarla: “Diversamente dall’Emilia Romagna” afferma Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti, “che ha proceduto con un atto amministrativo, l’atto politico, con cui la Sardegna recepisce la norma della Corte costituzionale, offre più garanzie”.

 “Spesso la politica”, dichiara Camilla Soru, presidente della seconda commissione, “risponde con enorme ritardo alle esigenze etiche: di fronte a cittadine e cittadini che, in maniera trasversale, sono in larghissima parte favorevoli a un fine vita dignitoso, la politica ancora arranca e fa fatica a prendere decisioni di questo tipo”, e continua: “La battaglia successiva sarà quella sul testamento biologico: esiste la possibilità di compilarlo e poi depositarlo al Comune ma le persone non lo sanno e si tratta di uno strumento troppo complicato da utilizzare. Bisogna parlarne e semplificare le procedure burocratiche”.

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