La UIL PA Polizia Penitenziaria della Sardegna denuncia l’ennesimo grave evento critico, all’insegna delle violenze, che si è verificato nel carcere di Uta, dove un incendio è stato appiccato da un detenuto all’interno di una sezione detentiva.
L’incendio, innescato nella propria camera, ha coinvolto gli arredi e generato fumi tossici che hanno rapidamente reso l’aria irrespirabile.
A seguito dell’intervento, sei agenti sono stati trasportati in ospedale per intossicazione da fumi, e al momento non si hanno notizie certe sul loro stato di salute. Ancora violenze, quindi, nel carcere di Uta.
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Violenze quasi quotidiane nel carcere di Uta
“Un dato è certamente oggettivo,” prosegue Cireddu, “il carcere di Uta continua a detenere il triste primato per numero di eventi critici in Italia, tra tentativi di suicidio, autolesionismi, danneggiamenti, incendi, e via dicendo. Permane inoltre un numero elevatissimo di detenuti piantonati in luoghi esterni di cura, che determinano un impiego di uomini in tali servizi che sguarnisce di fatto i presidi di sicurezza vitali all’interno dell’ Istituto. Oltre a costringere il personale, già allo stremo, a effettuare ore interminabili di straordinario, i vertici dell’Amministrazione sembrano inermi davanti a questa grave emergenza!”.
Il segretario Cireddu aggiunge un ulteriore elemento di forte critica: “Al danno si aggiunge infine la beffa: ufficiosamente abbiamo scoperto che il sopralluogo nel repartino detentivo ospedaliero esterno non ha avuto un risultato positivo. Il repartino destinato all’amministrazione penitenziaria pare sia stato utilizzato per altri scopi, con delle modifiche strutturali da effettuare, per un costo stimato di circa 600mila euro, per riportarlo alla sua funzione originale. Un tale presidio avrebbe certamente risolto la criticità dovuta al ricovero in diversi ospedali dei detenuti, che sarebbero potuti essere allocati in un unico repartino, con un significativo risparmio di uomini e mezzi e vantaggi in termini di sicurezza pubblica. Attualmente, l’impossibilità oggettiva di assicurare scorte adeguate espone a rischio anche gli operatori sanitari e i pazienti ricoverati insieme ai detenuti.”
“Davanti a tutto questo,” conclude Michele Cireddu, “sorprendono il silenzio sia della politica sarda che dei vertici dell’Amministrazione, che probabilmente pensano che la Polizia Penitenziaria debba continuare ad assolvere a tutte le mancanze che le Istituzioni stanno mostrando! Al personale che eroicamente è intervenuto per domare le fiamme e salvare i detenuti della sezione va il plauso di tutti i livelli della UIL.”