Un’emozione intensa, sempre e ogni anno, proprio come la prima volta. A Cagliari la famiglia Viola porta avanti la tradizione secolare dei Miliziani di Stampace, in ogni edizione della sagra di Sant’Efisio. Dall’indimenticabile decano Salvatore, scomparso nel 2014 e per mezzo secolo presenza costante del caratteristico drappello nero arancio, passando per i suoi figli Francesco e Marco, e arrivando al nipote Alessio, 22enne pronto, in sella al suo cavallo, a scortare il “martire glorioso” con fede e devozione.
Una passione nata in casa, certamente, ma che il giovane Alessio ha sempre sentito sua, sin da piccolo e prima di montare per la prima volta a cavallo, appena 18enne. Dietro, la guida e i consigli del papà Francesco, oggi presidente dell’associazione dei Miliziani di Stampace, fondata proprio dal suo padre e oggi a capo del fratello Marco, fiero di tenere sempre viva la memoria dello storico Salvatore. Nel suo volto la stessa barba bianca, diventata icona della festa di Sant’Efisio.
Per Alessio e la sua famiglia la processione di Sant’Efisio è fede profonda, come poche. E nelle diverse uscite del simulacro nel corso dell’anno è importante conciliarla con la vita da studente, prima, e di lavoratore, adesso. “Ai tempi della scuola avevo una professoressa contentissima di questo mio impegno, che certamente mi portava ad assentarmi dalle lezioni”, spiega Alessio. “Da qualche anno sono nel mondo della ristorazione, ma non manco mai ai miei impegni da miliziano. È una promessa che ho fatto a mio nonno”. Dietro, tutto l’orgoglio di papà Francesco e zio Marco, che a cavallo ha montato nell’ormai lontano 1978, all’età di 12 anni. E per il futuro prossimo c’è pronto il fratello più piccolo, il quasi 17enne Salvatore.
Una grande famiglia, quella dei Miliziani stampacini, uno dei quattro plotoni a rappresentare Cagliari, in cui “fede, passione e serietà sono gli elementi principali per poter entrare e rimanere. Ma ci vuole anche tanta costanza perché gli impegni sono tanti e non limitati alla quattro giorni di maggio”.
Alla vigilia di ogni primo maggio è fortissima l’emozione. Insieme a un po’ di insonnia. Poi, insieme al gruppo, sotto con i chilometri della lunga processione. Da Cagliari a Sarroch e da lì verso Nora, luogo del martirio di Sant’Efisio. “Quando mi rassomigliano a mio nonno, è sempre un orgoglio per me. Ma ci tengo a mantenere la mia personalità da miliziano. Una fede che in futuro trasmetterei ai miei figli”.