Un video choc che in poche ore ha fatto il giro delle chat a Cagliari. Atti sessuali mimati da un dipendente della cucina della nota pizzeria Tre Archi di viale Diaz: il tutto ripreso da un collega presente tra pentole e taglieri, con il telefono cellulare, e postato online. È la bravata di chi, soprattutto, non si è curato dei danni che poteva fare alla vittima, un soggetto con fragilità, e ad altre persone.
Il video, girato parecchio tempo fa da dei dipendenti non più in servizio, è stato condiviso su una pagina di una delle principali piattaforme di messaggistica online e lì è diventato virale in poche ore. “Siamo in un momento delicato”, il commento del titolare Stefano Urru, “e penso che sia qualcosa di doloso. Sto cercando di contattare l’amministratore della pagina per risalire al responsabile”. Urru naturalmente prende le distanze dall’episodio ed è pronto ad agire per le vie legali con tanto di denuncia alla polizia Postale. “Hanno approfittato dell’ingenuità di un ragazzo fragile, rovinando la vita a una persona”.
Un episodio che trova anche l’importante parere dello psicologo psicoterapeuta cagliaritano, presidente dell’Osservatorio Cybercrime Sardegna, Luca Pisano, da sempre attento alle problematiche al cyberbullismo. “Non è la prima volta che si verificano fatti di questo tipo”, ammette, “da parte di persone che non si rendono conto delle fragilità e una massa pronta a condividere. Perché chi lo produce ha, sì, risvolti nell’area penale, ma il problema è nella massa di persone che lo diffondono, disumanizzando così la persona”. Pisano aggiunge, inoltre, che “in video come questi, con scene di violenza o sessualità, c’è un fenomeno eccitatorio di massa. E questo ci deve far riflettere”.
La tutela nell’online allora potrebbe arrivare da un “patentino per chi usa lo strumento digitale e navighi online. In assenza di formazione culturale infatti si rischia di compiere azioni di questo tipo. Occorre allora mettere regole, secondo cui chi vuole navigare nell’online dimostri idoneità e capacità. Ma soprattutto permettano a tutte le le persone, comprese quelle che condividono, di essere identificabili, in modo che sia più facile risalire alla catena”.