Niente spazi sicuri e pochissimo personale al Brotzu, trapiantati preoccupati
Un’assenza che, sottovoce, ben più di un trapiantato definisce “drammatica”. Al Brotzu di Cagliari, pochi giorni fa, si è festeggiato il 570esimo trapianto di fegato a partire dal 2004, anno in cui venne realizzato, a buon fine, il primissimo intervento. E, nei primi mesi del 2025, sono stati portati a termine già dieci trapianti. Ci sarebbe da festeggiare, ma così non è: “Non è stata parta la terapia intensiva dedicata ai trapiantati di fegato e pancreas”, denuncia la Prometeo Aitf attraverso il suo fondatore, Pino Argiolas. Una mancanza fondamentale, che rischia di complicare la fase “post” di un trapianto. Un trapiantato è già di per se un soggetto fragile figurarsi le ore e i giorni successivi all’intervento chirurgico. Non avere uno spazio protetto e, soprattutto, pulito, non deve far pensare a un vezzo, ma appunto a un dramma. Che, tra l’altro, rischia di avere lunghe ripercussioni sullo stato di salute di si trova nel corpo, all’improvviso, un organo non suo.
In parallelo, altra grande criticità: “Pochissimo personale sanitario addetto ai trapianti. Come volontari della Prometeo Aitf, che sanno cosa significa un trapianto”, prosegue Argiolas, “chiediamo al commissario straordinario del Brotzu di intervenire rapidamente”.