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Cagliari, riducono a zero il cibo sprecato e fanno vincere il titolo “green” alla loro scuola

La Redazione

Piccoli gesti e grandi cambiamenti contro il cibo sprecato

Lo spreco alimentare si combatte sin da piccoli con buone pratiche, giochi, attività manuali, racconti, laboratori ma anche con il coinvolgimento e la sensibilizzazione delle famiglie verso la sostenibilità ambientale.

Per questo, 34 bambini e bambini, dai 3 ai 6 anni, grazie al loro impegno contro il cibo che finisce tra i rifiuti, hanno contribuito a far diventare “green” la loro scuola dell’infanzia “Crescere Insieme” di Cagliari che questa mattina, in una piccola cerimonia nel Capoluogo, è stata ufficialmente “certificata green”.

L’iniziativa Nazionale, promossa dal Ministero Istruzione e Merito, ha consentito alla scuola cagliaritana di essere certificata “Green School” e di entrare nella Rete Nazionale degli Istituti con le stesse caratteristiche.

Il progetto educativo della scuola cagliaritana, dal titolo “Il viaggio del cibo: impariamo a non sprecarlo”, si è concentrato sul tema dello spreco alimentare che interessa tutti e che ha la sua raffigurazione negativa con l’avanzo del cibo nei piatti a fine pasto. Il percorso didattico ha l’obiettivo di sensibilizzare i bambini al valore del cibo e alla sostenibilità ambientale e nasce dall’osservazione delle abitudini alimentari dei bambini, attraverso domande semplici ma significative come “Perché buttiamo il cibo?” e “Cosa possiamo fare per non sprecarlo?”.

La scuola è il luogo ideale per coltivare buone abitudini e sviluppare una coscienza ecologica – afferma Patrizia Noli, Direttrice di “Crescere Insieme” per questo da più di 25 anni ci impegniamo, ogni giorno, anche contro lo spreco alimentare”. “Abbiamo scelto di intraprendere questo percorso perché crediamo che l’educazione ambientale cominci fin dai primi anni di vita – continua – i bambini sono piccoli oggi, ma saranno gli adulti di domani, e le loro abitudini, i loro gesti quotidiani, il loro modo di vedere il mondo si formano proprio ora. E allora quale miglior contesto se non la scuola per piantare i semi del rispetto, della consapevolezza e della cura?”.

Per questo le insegnanti Maestra Ornella Siddi e Maestra Luisa Sinis, referenti del progetto, insieme a tutto lo staff docente e non docente della scuola, hanno creato momenti di gioco, di racconto, di esperienza diretta: tutto pensato per avvicinare i più piccoli a concetti importanti in modo naturale e positivo. Perché imparare a non sprecare non significa solo “non buttare”, ma anche imparare il valore del cibo, del lavoro che c’è dietro, del rispetto per l’ambiente e per le persone.

Dai racconti spontanei dei piccoli è emersa una consapevolezza sorprendente: molti sanno che il cibo è prezioso e non va buttato – prosegue la Direttrice – per questo il progetto promuove il consumo di frutta e verdura di stagione e a km0, l’educazione al gusto e il contatto diretto con la natura tramite orti scolastici. Tutte le nostre attività mirano a far riflettere i bambini sulle origini del cibo, sulla sua stagionalità e sul lavoro necessario per produrlo. Attraverso esperienze concrete come seminare, raccogliere e assaggiare, i bambini sviluppano comportamenti più attenti e responsabili”.

Il tema dello spreco alimentare, quindi, è stato affrontato anche con giochi simbolici, storie, filastrocche e attività creative, rendendo il tutto accessibile al mondo infantile. L’uso di metodologie attive, come il gioco del “cibo che avanza”, il compostaggio, la raccolta differenziata, aiuta i bambini a comprendere che anche ciò che sembra uno scarto può avere un nuovo valore.

Il progetto si collega agli Obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare a quelli relativi al consumo e produzione responsabili, alla lotta alla fame e al cambiamento climatico – aggiunge la Noli il coinvolgimento delle famiglie è parte integrante del percorso, con proposte di merende sostenibili e ricette anti-spreco da replicare a casa. Infine, l’educazione allo sviluppo sostenibile si è rafforzata con attività annuali come film, giochi di ruolo e outdoor education”.

L’intero percorso, quindi, ha rappresentato un’opportunità di crescita per bambini e insegnanti, rafforzando l’impegno verso un’educazione ambientale precoce, consapevole e partecipata.

Quante risorse finiscono nella pattumiera, spesso senza nemmeno pensarci? – rimarca la Direttrice – abbiamo deciso di affrontare questa realtà partendo proprio da qui, dal quotidiano, dai pranzi dei nostri bambini”. “Con piccoli gesti concreti, coinvolgendo attivamente le bambine e i bambini, il personale educativo e le famiglie – sottolinea – costruiamo insieme un percorso fatto di osservazione, riflessione e cambiamento. Stiamo imparando a riconoscere ciò che viene sprecato, a misurarlo, a parlarne e a trovare soluzioni creative per ridurlo”. “Diventare una Green School, per noi, è stato un passo naturale – aggiunge la Direttrice – è il modo in cui vogliamo educare, crescere e fare comunità. Con l’entusiasmo dei bambini, il sostegno delle famiglie e la dedizione delle insegnanti, stiamo scoprendo quanto è bello e importante imparare insieme… per un mondo più sostenibile”. “Ogni giorno – precisa Patrizia Noli – le nostre e loro attività vertono su alcuni semplici principi: riciclo, riuso, risparmio e rispetto ovvero zero spreco, zero rifiuti. E lo facciamo insieme in modo leggero facendo divertire i bambini per fargli capire che l’acqua non si spreca, gli alberi si rispettano, l’ambiente non si sporca e il suolo si alimenta”.

Ed è su questo modello che durante tutto l’anno i bambini svolgono tante attività all’aperto come quelle che li vedono interrare i semi per vedere germogliare le piante, assistere alla vendemmia o visitare le fattorie didattiche. “Per tutto questo – conclude Patrizia Noli – l’Amministrazione e la Dirigente vogliono ringraziare il personale docente, educativo e ATA per aver reso possibile la realizzazione del progetto”.

Secondo la visione della “Crescere Insieme”, lo spreco alimentare rappresenta uno dei più grandi paradossi della società moderna: ogni giorno tonnellate di cibo ancora commestibile e utilizzabile, per la cui produzione sono state investite risorse, energia e denaro, vengono gettate, mentre milioni di persone nel mondo soffrono la fame o la malnutrizione. Il paradosso diventa ancora più grande se si considera che basterebbe solo 1/4 di quel cibo buttato per sfamare i milioni di persone che ne hanno bisogno.

E’ quindi importante, anche nell’ottica di dimezzare lo spreco alimentare nei prossimi anni così come stabilito dall’Agenda 2030, sensibilizzare i bambini su questa problematica, promuovendo stili di consumo più consapevoli e sostenibili.

A tutto ciò si aggiunge il problema del continuo aumento della popolazione, per cui si prevede la necessità nei prossimi anni di aumentare la produzione alimentare del 60-70%. Gettare del cibo ancora commestibile non significa solo sprecare l’alimento in sé, ma significa sprecare anche tutte le risorse che sono state investite per la sua produzione: l’acqua che è servita per irrigare le coltivazioni o per i processi industriali, l’energia che è stata impiegata per la produzione, il carburante per i macchinari e per il suo trasporto, il suolo che è stato utilizzato per i campi o per gli impianti produttivi. Oltretutto, il cibo sprecato diventa, da bene prezioso e fondamentale, un vero e proprio rifiuto per il quale dovrà essere impiegata altra energia per smaltirlo. Buttare un alimento ancora commestibile si traduce quindi in un triplice spreco, in quanto vanno perse: l’energia in esso contenuta, tutte le risorse (anche economiche) che sono state utilizzate per produrlo e tutte quelle che dobbiamo impiegare per smaltirlo una volta che è diventato un rifiuto. Lo spreco alimentare ha anche importanti conseguenze sul piano ambientale, impattando prima di tutto sulle emissioni di gas serra che incidono sul cambiamento climatico globale, generate lungo tutto il percorso della filiera alimentare e soprattutto nella fase di smaltimento dei rifiuti. Bisogna inoltre considerare che per la produzione di cibo viene utilizzata una grande quantità di acqua la cui qualità può essere compromessa per l’uso di fertilizzanti e pesticidi.

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