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Gli psicologi nella malamovida: “In strada per aiutare i ragazzini”

Si chiama Comuniteen. Un gruppo di esperti il venerdì dalle 16 alle 21 e il sabato dalle 18 alle 23 si muove nei luoghi frequentati dai giovanissimi da piazza Yenne a Sant’Eulalia. “Costruiamo un primo canale di comunicazione e loro ci raccontano le loro storie. Che quasi sempre sono caratterizzate da situazioni di angoscia”
Chiara Sulis

Dalla fine di agosto i giovani che fanno vita notturna nel centro di Cagliari hanno imparato a conoscere il team di psicologi operatori di strada, che fanno parte del gruppo Ifos e che operano nelle strade dei quartieri di Marina e Stampace, il venerdì dalle 16 alle 21 e il sabato dalle 18 alle 23, per garantire protezione e supporto ai ragazzi. Sono gli stessi che portano avanti il progetto “Comuniteen” (percorso educativo e partecipato dedicato ai ragazzi adolescenti delle scuole della città, ndc) promosso dal Comune di Cagliari e dall’Assessora alla salute e al benessere delle cittadine e dei cittadini, Anna Puddu, e di cui fa parte Luca Pisano, psicoterapeuta e supervisore degli psicologi operatori di strada.
Uno dei problemi dei giovanissimi, a livello nazionale e nello specifico nell’area metropolitana di Cagliari, è che l’età in cui iniziano a bere e consumare sostanze è sempre più precoce: “Noi interveniamo in questa direzione per cercare di ridurre il danno: se dicessimo loro “non dovete bere, non dovete assumere droghe” non ci ascolterebbero (fermo restando che è quello che noi auspichiamo). Quando invece diciamo loro “Cercate di bere con moderazione, di non esagerare, di proteggervi” riusciamo a costruire un primo canale di comunicazione e loro ci raccontano le loro storie. Che quasi sempre sono caratterizzate da situazioni di sofferenza. Il disagio giovanile è molto marcato e presente, e lo riscontriamo in questo momento in alcune aree della città metropolitana, nello specifico, quelle in cui noi operiamo, i quartieri di Marina e Stampace” afferma Pisano.

L’obiettivo del progetto è anche quello di estendere il concetto di “sicurezza di comunità” creando una piattaforma di dialogo tra gli operatori di strada e i ragazzi, ma anche con i residenti dei quartieri e con i commercianti “cioè di essere uno strumento che favorisce il dialogo, in modo tale che si possa ricostituire un’alleanza tra generazioni, tra adulti e ragazzi, ma soprattutto un’alleanza tra territorio e forze di polizia, perché siamo tutti dalla stessa parte, dalla parte di un divertimento sano. Sapere che in casi come questo ci sono delle persone specializzate che possono dare un supporto, non può che essere una buona notizia, per i genitori e per i loro figli”.

Questo è il senso del progetto, cercare con la sicurezza di comunità di ricostruire un dialogo con i ragazzi e i loro genitori, i commercianti, i residenti, affinché ciascuno faccia la sua parte per poter stare nel territorio in modo più equilibrato. E, infatti, gli operatori di strada hanno creato questo progetto “proprio perché l’Assessora Anna Puddu, crede molto nell’idea del dialogo, della costruzione dei rapporti all’interno di una comunità, abbiamo avviato un percorso con i commercianti della Marina e di Stampace, avviando un tavolo di confronto permanente attraverso il quale cerchiamo di far capire loro quanto sia pericoloso vendere alcolici ai minorenni, anche perché poi quest’alcol ha un effetto concreto sui loro comportamenti, e come dietro questa richiesta di alcol ci sia una sofferenza, una fragilità che non si può colmare ricorrendo a questo tipo di sostanza. Ecco, devo dire che c’è stata un’adesione massiccia alle riunioni che si tengono in una sala gentilmente offerta da don Marco Lai”,  continua Pisano.

Lo stesso dialogo è stato aperto con i residenti, grazie a Sandra Orrù, la presidentessa di “Apriamo le finestre alla Marina”, in modo tale che si possa lavorare insieme costruendo un dialogo in tema di prevenzione e contrasto al disagio giovanile. “Per far cambiare la mentalità serve del tempo,  attualmente la situazione è una sorta di polveriera, si è creata una vera e propria anomia, cioè un’assenza di regole e di norme, però noi siamo convinti che un problema così complesso non si possa risolvere solo ed esclusivamente con il ricorso alle forze di polizia, che sono comunque fondamentali quando ci sono dei reati, ma che sia anche necessario un intervento sistemico, che è quello di cui parlavo, in cui noi operatori di strada ricreiamo un dialogo tra i giovani che vogliono divertirsi, i genitori, i commercianti, i residenti e le forze di polizia, alleati per un obiettivo comune: stare meglio in un territorio che fino a questo momento è stato caratterizzato da devianza e criminalità”, conclude Pisano.

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