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Avrebbe compiuto 103, il ricordo di Oliviero Marcia: passione per la meccanica e amore per la famiglia

Centotre anni mancati. Oliviero Marcia se n’è andato prima di spegnere la sua terza candelina dopo il secolo. Un pezzo di storia dei sardi che ha lasciato un ricordo bellissimo nel cuore dei suoi figli.
La Redazione

Il prossimo sabato avrebbe compiuto la bellezza di 103 anni. La bellezza di raccontare oltre un secolo di storia per uno dei tanti ultracentenari di Sardegna. Solo la malattia, però, ha impedito a Oliviero Marcia di riuscirci. Ma non di lasciare nel cuore dei suoi figli un prezioso ricordo da tramandare.

Classe 1921, Oliviero Marcia era nato a Sarroch e, come tanti della sua epoca, si era affacciato al mondo del lavoro molto presto, sempre con spirito di sacrificio e pronto a rimboccarsi le maniche. “Da bambino era stato mandato a Cagliari e lì, presso una famiglia, si occupava di distribuire il latte”, ricordano con affetto i figli Marco e Lello, “poi, però, un giorno aveva rotto delle bottiglie ed era stato licenziato”.

Da lì, Marcia scopre la passione per la meccanica, iniziando a lavorare in un’officina per bicicletta e coltivando un amore che avrebbe portato avanti per tutta la sua vita. “All’età di 14 anni è entrato a lavorare nell’azienda agricola della famiglia Cardile, nella località Su Loi di Capoterra”. Una realtà nata nel pieno periodo fascista, secondo la riforma agraria della Legge Serpieri e una Villa Padronale sorta nella storica Casa Spadaccino, terminale della prima ferrovia mineraria sarda, datata 1873.

E qui Oliviero inizia a lavorare nel campo della pastorizia, della coltivazione dell’uliveto, di vigne, giardini e in generale nel settore agricolo. Meccanica e manualità sono scritte nel suo Dna. “Qui si era specializzato nei lavori di officina e falegnameria, riparando attrezzi da lavoro”, ricordano Marco e Lello, che aggiungono “la famiglia lo ha poi mandato a prendersi la patente e così papà è diventato autista dei padroni della villa, e poteva guidare e riparare i camion”.

Nel ’43 l’esperienza della Seconda guerra mondiali. In Italia e in Sardegna la tristissima esperienza segnata da fame, privazioni e bombardamenti che hanno devastato le città. Cagliari compresa. “Nostro padre era in aeronautica e prestava servizio nell’aeroporto del capoluogo”. Poi, alla fine della guerra, il ritorno in azienda.

A 22 anni Oliviero ha messo su famiglia con la sua Adelina, all’epoca 16enne. E il matrimonio proprio nella chiesetta di Su Loi, nell’agro dell’azienda e dove oggi fa tappa anche Sant’Efisio nella sua processione di maggio. Un’unione lunga tutta una vita e da cui sono nati sei figli.

“Quando dall’azienda uno dei suoi componenti ha deciso di spostarsi verso Pula, per mettere su un’altra piccola realtà di serre, mio padre ha deciso di seguirlo con la famiglia”, spiegano i figli di Marcia. “Era un’azienda molto grande che dava lavoro a migliaia di persone. Lì nostro padre è rimasto sino all’età della pensione, dopo che addirittura, viste le sue competenze, era stato mandato anche in Kenya per lavoro”.

Per Oliviero Marcia l’eterna passione per i motori con la sua prima Lambretta e la Cinquecento Topolino. E una patente rinnovata sino all’ultimo che lo ha portato a guidare sino all’età di 92 anni. “Ha trasmesso a me la sua passione – spiega Lello – e anche io sono diventato elettricista”. Sempre, naturalmente, il grande amore per la famiglia. “Lui e mia madre sono rimasti marito e moglie per tutta la vita”.

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