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Protesta degli infermieri Protesta degli infermieri

Sciopero di medici e infermieri, l’urlo dalla Sardegna: “Lavoriamo per 17 ore consecutive al giorno”

“La cronica carenza di personale, aggravata dalle drammatiche condizioni di lavoro, ha reso impossibile garantire i livelli essenziali di assistenza”, denuncia la sigla in una nota Murracino, Nursing Up, “i nostri infermieri affrontano turni massacranti, spesso fino a 17 ore consecutive, per stipendi che non superano i 1.600 euro mensili”
La Redazione
Protesta degli infermieri

La sanità si ferma anche in Sardegna per lo sciopero nazionale di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari, proclamato dai sindacati Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, che questa mattina, a mezzogiorno, si sono ritrovati a Roma con una lunga lista di rivendicazioni. Ci sono anche le delegazioni sarde, pronte a portare il malcontento dell’Isola sino alla capitale. Sono circa un milione e 200mila le prestazioni sanitarie che potrebbero saltare in tutta Italia, oltre a 15mila interventi a rischio rinvio così come 100mila visite specialistiche.
    “Come in tutte le altre regioni saranno garantite soltanto le emergenze e le urgenze”, spiega Luigi Mascia, segretario regionale Cimo. Col risultato che si andrà a paralizzare l’attività ordinaria che già fatica. Tra le motivazioni della protesta c’è soprattutto il malcontento per la legge di nazionale di bilancio, ritenuta deludente dal comparto medico sanitario.
    “Siamo qui in questa piazza a Roma per portare il grido di aiuto, il grido di disperazione dei professionisti sardi – racconta Marino Vargiu, dirigente del Nursing up Sardegna – L’Isola sta vivendo un’emergenza nell’emergenza. Lavoriamo in condizioni disumane, perennemente sotto organico e sotto pagati, situazioni per le quali la gente si sta licenziando oppure sta abbandonando la Sardegna ma anche l’Italia, per andare in regioni o in paesi dove le condizioni lavorative sono sicuramente più favorevoli”.
    “La cronica carenza di personale, aggravata dalle drammatiche condizioni di lavoro, ha reso impossibile garantire i livelli essenziali di assistenza – denuncia la sigla in una nota in cui rissume le ragioni della protesta – I nostri infermieri affrontano turni massacranti, spesso fino a 17 ore consecutive, per stipendi che non superano i 1.600 euro mensili. Nel mirino, in particolare, la legge di bilancio nazionale, “una beffa per gli infermieri – dice il Nursing up -: le risorse destinate alla nostra categoria sono irrisorie. Per il 2025, gli infermieri riceveranno solo 7 euro netti al mese come incremento salariale, con una prospettiva di 80 euro nel 2026”.
    C’è poi il nodo sicurezza: negli otto punti indicati dal sindacato come richieste al governo compare l’appello per rendere sicuri gli ospedali, con presidi di pubblica sicurezza e misure efficaci contro le aggressioni, sempre più frequenti, al personale medico e infermieristico. 

 “La sanità italiana è al collasso, ma in Sardegna la situazione è ancora più drammatica. A nome del Nursing Up, denunciamo con forza un sistema che schiaccia i professionisti sanitari e abbandona i cittadini. È una crisi che mette a rischio la salute pubblica e la dignità di chi lavora in prima linea”, dichiara Diego Murracino Nursing Up.

“Le criticità della Sardegna. La Sardegna rappresenta un’emergenza nell’emergenza. La cronica carenza di personale, aggravata dalle drammatiche condizioni di lavoro, ha reso impossibile garantire i livelli essenziali di assistenza. I nostri infermieri affrontano turni massacranti, spesso fino a 17 ore consecutive, per stipendi che non superano i 1.600

euro mensili. È una vergogna: professionisti laureati, con obblighi di formazione continua a proprie spese, assicurativi per colpa grave, di iscrizione all’Ordine professionale, professionisti su cui gravano responsabilità civili e penali gravi, costretti sopportare condizioni di lavoro inaccettabili che li spingono a dimettersi o a lasciare l’Isola, questo abbandono non è una scelta, ma una necessità di sopravvivenza professionale e personale.

L’esasperazione dei cittadini, abbandonati da un sistema inefficiente, si traduce in un’escalation di aggressioni fisiche e verbali contro il personale sanitario. È inaccettabile: lavorare in ospedale non può significare mettere a rischio la propria incolumità ogni giorno”.

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