L’ultima folle “moda” di chi non si mette problemi a inquinare? Abbandonare pedalò rotti in mare a Quartu. Tre, quelli recuperati in poco più di un mese, nel litorale quartese, dall’associazione Oikos, da sempre in prima linea nella difesa dell’ambiente. Pedalò con i pedali rotti nel mare di Quartu, carene dalle quali inizia a fuoriuscire plastica e polistirolo. Uno scenario choc ma, purtroppo, già ben noto ai volontari. Che, armati di funi, corde e tanta pazienza, li hanno riportati a riva e, successivamente, fatti smaltire seguendo le regole stabilite. Difficile trovare i “padri” e le “madri” delle mini imbarcazioni, famose per essere utilizzate soprattutto negli stabilimenti balneari. Nessun logo, nessun marchio che possa rendere riconoscibile il proprietario cafone e incivile che, anzichè pagare il dovuto per lo smaltimento di un “rifiuto speciale”, ha preferito abbandonarlo alle correnti del mare, la casa di pesci e degli esseri umani che, tra tuffi e immersioni, lo vivono in modo corretto.
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“È molto probabile che siano pedalò che appartenevano a chissà quali stabilimenti balneari, ormai in disuso”, spiega Michele Randaccio, presidente Oikos Quartu. “Coi nostri soci e volontari ne abbiamo recuperati tre. L’ultimo nella zona di Capitana, l’altro in quella di Santa Luria. Poi, abbiamo contattato la SeTrand srl, che si occupa di questo tipo di smaltimento”. Certo, plauso ai difensori del mare pulito a parte, c’è da registrare lo sdegno per chi utilizza il mare sardo come una discarica, pensando addirittura a lasciare pedalo rotti che galleggiano a pelo d’acqua. Un serio pericolo.