Cagliari, la grande vergogna al Brotzu: “Mezza giornata senza poliziotti e pochi vigilantes”
Cagliari, la grande vergogna al Brotzu: “Mezza giornata senza poliziotti e pochi vigilantes”. Spintoni e parolacce, quando “va bene”. Scarica di colpi e pugni quando, invece, va male. E al Brotzu, sul versante delle aggressioni, ultimamente va malissimo. Cartellino rosso alla voce sicurezza, lavoratori sempre più impauriti di operare nel più grosso ospedale sardo sempre più ingolfato di problemi. E, dopo lo “sdegno” di quella stessa politica che a Cagliari, giustamente, urla allo scandalo ma che in Regione, dove davvero si può fare qualcosa di seriamente concreto, ancora latita (seppur in parte) arrivano gli attacchi sos dei segretari aziendali di Cisl e Uil, Luciano Serra e Fabio Sanna. Due persone che toccano con mano, ogni giorno, le enormi difficoltà e disagi.
“Purtroppo, non si tratta più di casi isolati, ma di una preoccupante escalation di violenze fisiche e verbali ai danni degli operatori sanitari, che ogni giorno garantiscono con impegno e sacrificio l’assistenza ai cittadini, spesso in condizioni di emergenza e sotto costante pressione. Non possiamo accettare che la sicurezza dei lavoratori venga messa in secondo piano, né possiamo tollerare ulteriormente che chi svolge un servizio pubblico essenziale venga lasciato solo di fronte ad aggressioni sempre più frequenti. Per questi motivi, chiediamo con forza che la direzione aziendale intervenga con misure
concrete e immediate, a partire da un rafforzamento della vigilanza interna con personale fisicamente presente e ben visibile nei punti più critici del pronto soccorso”, affermano Serra e Sanna.
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“Posto fisso di polizia”
“Riteniamo inoltre non più rinviabile il ripristino del posto fisso di polizia attivo 24 ore su 24, già richiesto in passato e mai attuato. È urgente, inoltre, l’avvio di un confronto strutturato e continuativo con le organizzazioni sindacali, finalizzato all’individuazione condivisa di misure strutturali per la prevenzione e la gestione degli episodi di violenza. Chiediamo, a tutt’oggi, di sapere quali siano state le azioni concretamente messe in atto dalla responsabile della struttura complessa Rischio Clinico, alla luce dei numerosi sopralluoghi effettuati dal servizio di Prevenzione e Protezione e delle numerose segnalazioni presentate dal personale del pronto soccorso. Riteniamo imprescindibile che l’azienda assuma un ruolo attivo e determinato presso le istituzioni competenti – prefettura, questura, Regione – affinché la questione della
sicurezza nei luoghi di cura venga finalmente affrontata come un’emergenza prioritaria, con la serietà e l’urgenza che la situazione impone”.
“A tal fine”, premono i due segretari sindacalisti, “chiediamo con forza che l’azienda si costituisca parte civile in tutti i procedimenti penali derivanti da episodi di aggressione ai danni del personale, come già avviene in molte altre aziende sanitarie. Un gesto doveroso, non solo simbolico, che rappresenterebbe un segnale chiaro di vicinanza concreta ai lavoratori e di ferma condanna verso ogni forma di violenza. Non è più il tempo delle dichiarazioni di principio, è necessario un impegno concreto, condiviso e misurabile. Non resteremo passive di fronte a incertezze o rinvii, e continueremo a esercitare una vigilanza attenta e costante, affinché si adottino misure efficaci e si raggiungano risultati tangibili e duraturi nella tutela della sicurezza e della dignità di chi lavora nei luoghi di cura”.