Medici di famiglia e pediatri a Cagliari: in controtendenza col resto della Penisola, il capoluogo sardo (a parte l’emergenza del quartiere Sant’Elia) mantiene un equilibrio positivo, grazie anche a un minore impatto dei pensionamenti, che altrove stanno creando vuoti difficili da colmare
Mentre in molte province italiane i cittadini faticano a trovare medici di famiglia o pediatri, Cagliari si distingue per una copertura sanitaria tra le migliori del Paese. Secondo i dati elaborati da “Il Sole 24 Ore del Lunedì”, nel capoluogo sardo si registra un medico di base ogni 1.152 residenti, ben al di sotto del limite massimo di 1.500-1.800 pazienti per medico previsto dalla normativa nazionale.
Anche la situazione pediatrica è favorevole: a Cagliari c’è un pediatra ogni 643 bambini, un dato che conferma l’elevato livello di accesso alle cure primarie, soprattutto in confronto alla media italiana che sfiora i 1.400 bambini per pediatra.
A livello nazionale, molte aree – soprattutto del Nord – stanno vivendo una forte carenza di personale medico. In alcune province lombarde, come Como o Lodi, si arriva a superare i 1.700 assistiti per medico, con gravi difficoltà nell’assicurare continuità e qualità dell’assistenza.
Cagliari, invece (a parte l’emergenza del quartiere Sant’Elia) mantiene un equilibrio positivo, grazie anche a una distribuzione più omogenea dei professionisti sul territorio e a un minore impatto dei pensionamenti, che altrove stanno creando vuoti difficili da colmare. A livello nazionale, nei prossimi tre anni si stima che oltre 7.000 medici di famiglia raggiungeranno l’età pensionabile.
Per far fronte alla crisi, il Governo ha previsto un innalzamento temporaneo dell’età pensionabile dei medici fino a 73 anni (fino al 2026), e l’attivazione di ambulatori temporanei nelle zone scoperte. Tuttavia, la situazione a Cagliari per ora non richiede soluzioni emergenziali: il numero di professionisti attivi consente ancora una scelta adeguata da parte dei cittadini, diritto che altrove – come denunciato dalla Fimmg – non è più garantito.
La Sardegna, e Cagliari in particolare, rappresentano dunque un esempio di tenuta della medicina di prossimità, anche se gli esperti avvertono: serve una pianificazione strutturata e costante per evitare in futuro i problemi che oggi colpiscono altre regioni italiane.