Sanità e ospedali nel caos
In Sardegna la sanità e gli ospedali restano nel pieno del caos. La politica ha trascorso gli ultimissimi mesi a litigare per i commissari straordinari Asl, chi sapeva che avrebbe dovuto cedere il posto ha pensato a farsi le valigie e i numeri dei giorni di attesa per cure o visite, negli ospedali della Sardegna, restano altissimi e drammatici.
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Sardegna, ospedali in codice rosso
I numeri precisi li fornisce la stessa Asl 8, copre tutto il Cagliaritano e area vasta, cioè la porzione di Sardegna nella quale, spesso e mal volentieri, sono costrette ad arrivare anche le ambulanze del centro Sardegna. E dove gli ospedali della Sardegna hanno il fiato ormai più che corto.
Per un Ecocolordoppler si viaggia tra i 115 e i 170 giorni di attesa, per un’ecografia bilaterale della mammella tra i “miracolosi” due giorni del Policlinico di Muravera ai 226 giorni del San Marcellino, sempre a Muravera. Attese a tripla cifra negli altri ospedali.
Un’ecografia dell’addome, spesso utile per capire il perchè di dolori lancinanti, si può fare tra 168 giorni a Quartu o tra 238 a Mandas. E Cagliari? Spiccano i sessantotto giorni di attesa del Marino e i 121 del Santissima Trinità.
E se serve un elettrocardiogramma? Prego attendere almeno 91 giorni, e bisogna andare sino a Pula. Chiaro che, con l’invasione dietro l’angolo dei turisti, con un’estate 2025 che gli esperti del settore definiscono già “boom” per quanto riguarda le prenotazioni, gli ospedali rischiano di andare ko.
Sommare le richieste dei sardi a quelle dei vacanzieri porta a un numero semplicemente più alto di chi avrà bisogno di cure, urgenti o meno poco cambia. E l’aria che tira è pestilenziale, visto soprattutto che i commissari straordinari resteranno in carica appena 6 mesi.
E, se i loro predecessori, arrivati per ricoprire tempi molto più lunghi, non sono riusciti a “curare la sanità”, quanto realmente può essere definibile vincente la mossa di mettere alla guida delle Asl dottori e primari a tempo?
Giugno e i primi caldi sono dietro l’angolo, presto si conoscerà la vera risposta: e tutti sperano in un miracolo che sembra sempre più irrealizzabile. E non per colpa di chi lavora negli ospedali, ma di chi “dirige” dall’alto.