La Sardegna arranca sul fronte dell’innovazione. Solo il 40,1% delle imprese isolane ha investito, negli ultimi anni, in attività legate alla creazione di nuovi prodotti o al miglioramento dei processi produttivi. Una percentuale nettamente inferiore rispetto alla media nazionale (50,9%) e lontana dalle regioni più virtuose come Marche, Piemonte e Liguria. Il dato, diffuso dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna su base Istat, colloca l’Isola al quart’ultimo posto nella classifica italiana.
A trainare, seppur debolmente, è l’innovazione di processo, adottata dal 50,2% delle piccole imprese, mentre solo il 30,9% ha introdotto innovazioni di prodotto. Questo ritardo, secondo Confartigianato, frena la competitività delle imprese sarde, ne limita la produttività e le rende più vulnerabili ai cambiamenti del mercato.
Un ulteriore campanello d’allarme arriva dai dati sui brevetti: nel 2023 in Sardegna ne sono stati registrati solo 7, contro i 12 dell’anno precedente, con un calo del 43%. A livello nazionale, invece, si è registrata una crescita, seppur modesta (+0,13%). Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sottolinea l’urgenza di invertire la rotta: “Non è più tempo di chiedersi se conviene innovare. La vera domanda è: quanto costa non farlo? Chi rinvia la transizione tecnologica sta già pagando il prezzo della perdita di competitività. Innovare non significa solo acquistare tecnologie, ma anche formare personale e aggiornare competenze.”
Secondo Meloni, serve una strategia chiara e condivisa che metta le imprese nelle condizioni di affrontare il cambiamento attraverso incentivi mirati, percorsi formativi e supporto concreto nei processi di trasformazione: “Le risorse sono limitate e non possiamo permetterci di sprecarle. Innovare oggi vuol dire anche investire in modo intelligente e sostenibile.”
L’innovazione, infatti, ha ricadute positive su tutta l’economia: migliora l’efficienza produttiva, stimola la domanda interna ed estera, crea nuove opportunità di lavoro – soprattutto nei settori ad alta specializzazione – e rende le imprese più attrattive per gli investitori.
Un segnale positivo arriva dall’attenzione crescente all’ambiente. Tra le piccole imprese sarde che hanno introdotto innovazioni, il 37,9% ha adottato pratiche a basso impatto ambientale. Nel 33,8% dei casi si sono registrati effetti positivi nella fase di produzione, mentre nel 27,1% i benefici si sono riscontrati nel consumo dei beni e servizi. Gli interventi più diffusi hanno riguardato la riduzione del consumo energetico, delle emissioni di CO₂ e l’uso di materiali meno inquinanti, oltre al riciclo e al recupero di risorse.
In un sistema economico sempre più orientato alla sostenibilità e alla rapidità di adattamento, conclude Confartigianato, l’innovazione non è più un’opzione, ma una necessità strategica per la sopravvivenza e lo sviluppo delle imprese.