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Cagliari, le sorelle e il fratello di Manuela Murgia: “Dopo 30 anni l’assassino deve dire la verità”

Fiaccolata dal cuore di Is Mirrionis al canyon di Tuvixeddu, dove è stato trovato il corpo della sedicenne. Col recupero dei vestiti e la riapertura del caso, la speranza di avere giustizia ha raggiunto i picchi massimi: “Manu non si è suicidata, l’hanno violentata e uccisa”. VIDEO
La Redazione

C’era la famiglia, la comunità e Cagliari. Unite in nome della verità, quella che da 30 anni si sta cercando. Fiaccolata per Manuela Murgia, la 16enne trovata morta il 4 febbraio 1995 nel Canyon di Tuvixeddu. Partenza da via Barigadu, dove la ragazza ha trascorso la sua infanzia e adolescenza. Ancora oggi c’è chi la ricorda, buona e gentile, sul muretto fronte casa insieme ai suoi amici del quartiere. Da lì un percorso, fiaccola alla mano e tappa per tappa, verso Tuvixeddu, luogo in cui è Manuela è stata ritrovata senza vita. Per anni si è pensato al suicidio con la famiglia che ha dovuto attendere questo 2025 per la riapertura del caso.

“La comunità cagliaritana ci è stata molto vicina e noi ne siamo felici”, commentano le sorelle Anna ed Elisabetta, insieme al fratello Gìoele. “E noi non possiamo che ringraziare tutti”. L’obbiettivo è che “la verità venga fuori, per Manuela e la comunità intera. È doveroso e giusto”.

Nel 2024 la famiglia aveva presentato un’istanza per la riapertura del caso, ma la Procura di Cagliari aveva respinto la richiesta. Nelle scorse settimane gli avvocati Giulia Lai e Bachisio Mele – anche loro presenti a questa fiaccolata – hanno presentato una nuova istanza allegando la consulenza del medico legale Roberto Demontis. E proprio in queste pagine viene ipotizzato “che le lesioni sarebbero compatibili con un incidente stradale e che, probabilmente, prima dell’incidente ci sarebbe stata una violenza sessuale e poi un occultamento di cadavere”.

“Ora tutto passa per l’analisi dei vestiti e delle tracce”, spiega la criminologa Maria Marras. “E da lì partiranno le successive fasi processuali”. Un lungo percorso verso il canyon di Tuvixeddu, lato via Is Maglias. “Siamo sicuri che Manuela non possa essere venuta da sola in questo luogo allora molto impervio”, le parole dei fratelli ai quali è stato fatto anche un omaggio floreale. “Chi sa, anche qui tra voi, ha il dover di farsi avanti e raccontare in questura o pretura. Alla fine tutto verrà a galla. Collaborare per un dovere civico”.

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