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Cantina Santadi gioiello del Sulcis, una vita di lavoro e passione per Antonello Pilloni: “Cresciuti piano piano, nello scorrere del tempo”

65 anni per un’azienda fiore all’occhiello del vino sardo. Migliaia di nomi imbottigliati e distribuiti in tutto il mondo. Dietro ci sono passione e lavoro del pioniere Antonello Pilloni, 91 anni compiuti e per quasi mezzo secolo alla guida di questa realtà
Gianmarco Cossu

Una realtà diventata in sessantacinque anni sempre più estesa, in cui oggi trovano lavoro cinquanta dipendenti, senza contare le migliaia di persone gravitanti attorno alla struttura e quelle dell’indotto.

Dal 1960 la Cantina di Santadi è il fiore all’occhiello del territorio sulcitano. Terre Brune, Rocca Rubia, Rocca Rubia, Grotta Rossa, Cala Silente, Villa Solais, Villa di Chiesa, Froris, Latinia e tanti altri: migliaia di bottiglie dai nomi noti e presenti in ogni angolo del mondo.

Il 14 luglio 1976 Antonello Pilloni, per 37 anni sindaco della sua Nuxis viene investito nel ruolo di presidente della Cantina dal suo fondatore Peppino Sais. Da lì è l’inizio di un lungo viaggio, per Antonello, che ancora oggi è in corso con a fianco il vice presidente Gianfranco Sais, proprio il figlio di chi ha saputo credere in lui. E ne ha avuto ragione: se prima le autobotti partivano per la Francia alla volta delle cantine francesi, in poco tempo il vino, imbottigliato in Sardegna, è diventato un prodotto di esportazione in tutto il mondo. “Abbiamo lavorato piano piano, crescendo nello scorrere del tempo e creando qualcosa che vorremmo rimanesse per il domani”, spiega Pilloni, che nel 1980 ha fatto venire in Sardegna Giacomo Tachis, uno dei maggiori esperti enologi mondiali e “padre” della prima annata del Terre Brune, in commercio dal 1988, quattro anni dopo la sua vendemmia, come ancora oggi avviene.

Ben oltre mezzo secolo di attività per Cantina Santadi. Da quando, alla metà degli anni ’60, si era iniziato con poco più di 20 soci conferitori, oggi invece sono duecento, per un areale viticolo di 650 ettari, con 150 viti ad alberello su sabbia “a piede franco”, ovvero sopravvissute alla distruzione della fillossera che tra 1800 e il 1900 ha causato una moria di viti in tutta Europa. Un’estensione davvero vasta che abbraccia dieci comunità del Basso Sulcis e delle sue frazioni. E il 65% di questi ettari, circa, è dedicato al vitigno principe, il Carignano del Sulcis. Oggi Cantina Santadi è presente in circa 40 nazioni, commercializzando milioni di bottiglie all’anno ed esprimendo il 45% del lavoro nazionale.

Dietro la storia c’è la passione, quella di Antonello Pilloni, con 48 anni di presidenza operativa, prima di lasciare il testimone a Elvio Curreli, nel luglio 2024, mantenendo il ruolo di presidente emerito. Nella squadra è fondamentale, oggi, la presenza di Massimo Podda, il direttore commerciale della struttura. La Cantina Santadi rimane una realtà preziosa per tutto il territorio sulcitano: le uve Carignano, grazie al vino principe della Cantina “Il Terre Brune” sono un’eccellenza conosciuta ovunque. “Sono andato in Australia, nelle Americhe, in Giappone, in Russia, in Cina e in tante altre Nazioni, in ognuna c’è “tanta Italia e tanta voglia di Italia”, racconta orgoglioso Pilloni.

La squadra al completo della Cantina Santadi. Da sinistra il direttore Massimo Podda, il presidente emerito Antonello Pilloni, il presidente operativo Elvio Curreli e il vice presidente Gianfranco Sais.

Una lunga tradizione, sì, per la Cantina di Santadi. Ma è importante guardare al futuro. “Da quest’anno iniziamo a spumantizzare il Solais (Spumante Brut Metodo Classico) in loco”, spiega il presidente Elvio Curreli “un altro tassello importante per il lavoro nel territorio Sulcitano”.

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