Nelle ultime ore è diventato virale il video della Commissaria europea per la parità, la gestione e la preparazione delle crisi, Hadja Lahbib, dal titolo “What’s in my bag? Survival edition”, in italiano: “Cosa c’è nella mia borsa? Versione sopravvivenza”. La politica belga mostra gli oggetti che porta con sé nella sua pochette, ritenuti utili in caso di crisi. Un tipo di comunicazione che, agli occhi di qualcuno, potrebbe risultare inappropriato. E c’è chi parla di banalizzazione del tema della preparazione delle emergenze, anziché sensibilizzare.
Dall’Unione Europea l’invito ai cittadini, lanciato di recente, a prepararsi a potenziali crisi future, come guerre, disastri naturali e attacchi informatici. Per ogni persona un kiti di sopravvivenza per essere autosufficiente almeno 72 ore. Ma c’è chi si domanda se sia giusto parlare di questo,in una realtà geopolitica che ha sempre fatto della pace la sua bandiera di valori.
In alcuni Paesi europei come la Svizzera, la preparazione alle emergenze è una prassi consolidata. Da sempre, infatti, ogni abitazione in Svizzera è dotata di un bunker o rifugio sotterraneo, progettato per garantire la sicurezza della popolazione in caso di conflitti o catastrofi. Da tempo la Protezione Civile ha avviato a campagna di sensibilizzazione “Io non rischio”, che offre indicazioni pratiche su come affrontare situazioni di crisi, con una lista consultabile sui canali online. Che cosa ne pensate?