“Questa non è una riforma della giustizia, che pure è colpita da immensi problemi che questa riforma non ambisce a risolverne neppure uno piccolo. E’ invece una riforma dell’odierno assetto costituzionale della magistratura, che porta a uno stravolgimento pericoloso, dividendo le carriere dei pubblici ministeri da quelle dei giudici e aprendo la strada al pericolo più grande, quello dell’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo e quindi ad una perdita di autonomia e indipendenza da parte dell’autorità giudiziaria”. Nelle parole di Andrea Vacca, presidente della giunta dell’Anm Sardegna e componente del comitato direttivo centrale dell’associazione nazionale magistrati le motivazioni che hanno portato allo sciopero con lo stop a diverse udienze al tribunale di Cagliari. Non tutti si sono astenuti, “ma tantissimi – ha spiegato il rappresentante dell’associazione – condividono le ragioni di questa mobilitazione”.
L’adesione allo sciopero è stata prossima all’80%. Ha annunciato il segretario generale dell’Anm, Rocco Maruotti, nel corso dell’assemblea in corso al cinema Adriano nel giorno dell’astensione delle toghe.
I giudici hanno aperto le porte del Palazzo di giustizia per un convegno al quale si sono presentati con coccarda tricolore sulla toga e in mano una copia della Costituzione per gridare la propria contrarietà alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e del nuovo Csm.
“La perdita di autonomia e indipendenza ha una ricaduta sul servizio giustizia che i magistrati erogano ai cittadini, i quali rischiano di perdere l’eguaglianza davanti alla legge – ha spiegato ancora Vacca – Autonomia e indipendenza vulnerate rischiano di portare a un pubblico ministero più forte con i deboli e più debole con i forti. Dal punto di vista del processo, per i cittadini qual è l’effetto concreto? – si è chiesto – Zero. Questa riforma, apparentemente urgentissima, non risolve neanche un problema della giustizia. I tempi dei processi non cambieranno neanche un po’” Il presidente della giunta Anm Sardegna spiega anche che “la magistratura non è contro nessuno se non contro la riforma per le ragioni che ho appena esposto. Non è certamente contro questo governo o contro il governo di turno che legittimamente seguirà il suo percorso parlamentare. Non difendiamo nessun interesse corporativo, semplicemente stiamo mostrando, divulgando le ragioni per cui appunto questa riforma è così preoccupante”.
“Se l’indipendenza della magistratura è davvero un bene di tutti i cittadini, allora questa non può essere solo dichiarata, ma deve essere garantita con strumenti concreti. In questo senso la separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante è l’attuazione del principio costituzionale del giusto processo sancito dall’articolo 111 della Costituzione. Tale riforma rafforza l’autonomia dei magistrati, sottraendoli all’influenza e al condizionamento interno delle correnti, e nel contempo garantisce la terzietà dei giudici”. Lo sostiene, in una nota la Camera penale di Cagliari, rilasciata proprio nel giorno della protesta dell’Associazione nazionale magistrati in tutta Italia.
I penalisti cagliaritani, guidati da Franco Villa, auspicano “che si sviluppi il dibattito pubblico, con il coinvolgimento di tutti gli attori del processo e della società civile. Per contro, arroccarsi in una difesa corporativa di un sistema che da tempo dimostra le sue contraddizioni, impedisce la dialettica democratica sul tema della giustizia. L’avvocato non è un ospite del processo penale”.