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Choc nel carcere di Uta: “Un’infermiera insultata e pestata da un detenuto”

È caos totale dietro le sbarre del penitenziario. La malcapitata ha rimediato danni a un braccio. L’attacco del segretario Fials, Paolo Cugliara (nel riquadro): “Ci sono anche detenuti lasciati liberi, la Asl sa che gli operatori sanitari lavorano in situazioni di stress”
La Redazione

Momenti di tensione e paura nella casa circondariale di Uta “E.Scalas”, dove nella giornata di ieri un’infermiera è stata aggredita da un detenuto. A denunciare l’episodio è la segreteria del sindacato FIALS che da tempo raccoglie le segnalazioni sullo stato di estrema criticità di salute e sicurezza da parte degli operatori sanitari impiegati nelle strutture carcerarie.

La donna, apostrofata inoltre pesantemente da parte del suo aggressore, al momento si trova in infortunio, con forti dolori al braccio. L’intervento di una guardia presente, che ha provveduto ad allontanare l’energumeno, ha fortunatamente evitato conseguenze potenzialmente peggiori.

Come denunciato dall’organizzazione sindacale FIALS, non si tratta di un episodio sporadico, ma certamente la punta dell’iceberg di diverse criticità segnalate riconducibili all’elevato “stress lavoro correlato”, noto ai vertici aziendali della ASL 8 e al direttore di Distretto Area Ovest.

Il sindacato, negli scorsi giorni, ha informato la ASL sullo stato di grave carenza di personale infermieristico in cui versa il carcere di Uta, ma senza alcun riscontro. All’interno della struttura non sarebbe garantita agli operatori sanitari la sicurezza sul lavoro: infermieri e personale sanitario infatti sono costantemente esposti ad aggressioni fisiche e verbali, di cui l’ultimo, ai danni dell’infermiera, di ieri.

Tra le carenze in cui versa il personale sanitario, come segnalato al sindacato, anche quelle sugli ambienti igienico-sanitari, le cui pulizie sarebbero state affidate ai detenuti, ma forse non svolte in maniera adeguata. Assenti, inoltre, gli spogliatoi a norma, con gli ambienti privi di bagni e docce, e strumentazione non in regola e obsoleta. Il personale Infermieristico, inoltre, opererebbe frequenti interventi di primo soccorso sui pazienti, in condizioni di assoluta assenza di ausili previsti per la sicurezza. Si aggiungono inoltre una climatizzazione interna inadeguata negli ambienti di lavoro, che nel periodo estivo renderebbe critica la gestione dei farmaci in medicheria.

Tra i lavoratori e operatori sanitari, dunque, sono forti gli stati d’ansia e di preoccupazioni, oltre a un sentimento di abbandono e di messa in discussione della propria professionalità. Al momento, come segnalato alla segreteria FIALS, non è stato adottato alcun intervento migliorativo delle condizioni.

Tra le segnalazioni si aggiungono anche quelle di detenuti lasciati liberi, a seguito della cosiddetta “sorveglianza dinamica”, che tuttavia riduce il livello di sicurezza verso gli operatori sanitari. La struttura carceraria ha così provveduto alla creazione della SAI Area Degenza, chiamata “La Voliera” dagli operatori sanitari: un’area caratterizzata da una struttura metallica/inferriata a sbarre, all’interno della quale, per ragioni di sicurezza, il personale sanitario si chiuderebbe volontariamente, nei momenti in cui la polizia penitenziaria deve allontanarsi dall’area degenza, per ragioni di servizio.


“Siamo di fronte ad un sistema che va completamente riorganizzato, da chi
evidentemente è capace di farlo”, si legge in una nota Fials. “A tal proposito i lavoratori, ormai esausti di una situazione diventata insostenibile, ci chiedono, e noi domandiamo: ‘Posto che, chi riveste un ruolo di Direzione ed è per tale ragione ben remunerato, per supportare e migliorare aspetti organizzativi, stia palesando evidenti difficoltà ed incapacità, perché continua ad occupare ruoli così delicati senza che nessuna risoluzione di reali problematiche sia stata gestita e/o risolta?’ ”

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