Al carcere di Uta la bellezza della normalità, tra convivialità e famiglia, almeno per poche ore. Un pranzo in clima natalizio, tra detenuti mogli e figli, quello organizzato per la prima volta in Sardegna da Prison Fellowship – con il coordinamento regionale di Simona Atzori – , che ha visto il supporto dei volontari e degli Artieri di San Michele.
Un vero e proprio pranzo familiare, pensato soprattutto per i bambini, che tra i venti istituti d’Italia ha coinvolto, insieme a Badd’e Carros, anche il carcere di Uta, per la prima volta. Una ricca tavolata è stata allestita negli spazi della biblioteca della struttura, con circa 150 commensali e una quarantina di detenuti. Tutti insieme, mariti, mogli e bambini, davanti a un ricco menù curato dagli chef stellati Francesco Stara di Fradis minoris di Pula e Laura Sechi di Vitanova, che a titolo gratuito hanno messo in campo tutta la loro professionalità.
Piatti gustosi, tra antipasti, fregula e secondo di pesce, rigorosamente portato già pronto, così come utensili, tovalgie, sedie e tavoli, insieme all’allegria di Massimiliano Medda, Massimo Lorrai e Marco Camboni del gruppo La Pola. Non sono mancati poi i doni, 180 per la precisione, consegnati da Babbo Natale e la sua signora alle mogli e ai bambini presenti.
Un grande lavoro organizzato dai circa 25 volontari che, nonostante le difficoltà organizzative, hanno collaborato egregiamente con le guardie carcerarie. “Un momento di vita normale e familiarità per tutti i convitati, – il commento di Gianni Agnesa, presidente degli Artieri di San Michele – l’obiettivo è stato raggiunto”.
Ospiti, per l’occasione, anche diverse aziende, che hanno provato a portare all’esterno la realtà delle carceri, con tutte le sue iniziative di rieducazione. “Vedere i familiari e l’incontro con i detenuti, tra baci e abbracci, è stato bello. Ci auguriamo che questo evento possa avere una continuazione nei prossimi anni”, il commento di Agnesa.