E’ in aumento e preoccupa il fenomeno delle aggressioni al personale della scuola che fa vittime tra i docenti ma non risparmia neppure presidi e bidelli: solo nei primi tre mesi dell’anno scolastico, ovvero da settembre ad oggi, sono stati 19 i casi, soprattutto alle scuole superiori.
Il tema è stato al centro, oggi, di un incontro che il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha avuto con una rappresentanza, da tutta Italia, di dirigenti scolastici, docenti e personale Ata in occasione della presentazione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico”, che si terrà il prossimo 15 dicembre.
Nel 2022-23 erano stati 36 gli episodi e lo scorso anno, nel 2023 2024, avevano fatto un balzo, salendo a 68.
Nell’anno scolastico in corso 13 sono stati gli episodi in istituti di secondo grado, 6 nel primo ciclo. In 13 episodi la vittima è stata un docente, in 4 sono stati i presidi, in altri 4 casi il personale Ata e in un episodio le vittime sono stati tutti, dirigente scolastico, Ata e docenti. La violenza fisica si è registrata in particolar modo in Lombardia e Campania; a seguire, Sardegna, Lazio e Calabria.
“L’idea dell’autorevolezza è fondamentale, nessuna autorità può reggersi senza autorevolezza, della vostra autorevolezza dovete essere consapevoli innanzitutto voi, poi devono esserne consapevoli i giovani e le famiglie, la società e la politica tutta”, ha detto il ministro rivolto alla platea ed è tornato a deplorare i danni dovuti alle occupazioni nelle scuole.
“C’è il tema della responsabilità individuale, chi rompe paga. Vedo purtroppo – ha osservato – situazioni di scuole devastate, da ultimo il liceo Virgilio, a Roma, dove, durante l’occupazione, sono stati fatti dei barbecue bruciando i banchi e gli armadi della scuola. Senza contare il liceo Gullace incendiato, con due milioni di euro di danni. La responsabilità individuale è fondamentale. Distruggere banchi e incendiare una scuola è teppismo puro”. Sul tema delle contestazioni, ma negli atenei, è intervenuta la ministra dell’Università in collegamento con il palco di Atreju. “I gruppi di chi protesta spesso non sono composti da studenti e non vanno chiamati studenti. Li conosco ormai, sono agitatori che muovono la parte più bassa dell’animo umano, sono antisemiti, razzisti, muovono da fenomeni internazionali che conoscono solo in parte”, ha detto. Sempre ad Atreju la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ha espresso il desiderio che per i 50 anni dall’uccisione di Sergio Ramelli, la sua figura diventi quella del “figlio d’Italia, il figlio di tutti”, non una figura di parte.
Davanti all’ingresso della manifestazione in corso al Circo Massimo, un gruppo di studenti di Osa e Cambiare Rotta ha esposto un asino in cartapesta “il vero volto della ministra Bernini, somara che mente perché ha studiato poco”, e il ritratto di uno sceriffo, ” Valditara, che invece di ascoltare gli studenti, li reprime”