Nel febbraio del 1943 la morte cadeva dai cieli scuri del capoluogo sardo: durante gli eventi della Seconda guerra mondiale, gli Alleati rovesciarono sulla città e il popolo sardo le loro bombe. Nel 2025 la memoria non si arresta e alla chiesa di Sant’Anna, uno degli edifici tra i più colpiti dalla distruzione, il ricordo di tutta la comunità e dei testimoni

A Sant’Anna, dunque, ecco un evento commemorativo a cura dell’Arciconfraternita del Gonfalone di Sant’Efisio, insieme alla Congregazione degli Artieri e alla chiesa di San Michele. A moderare l’incontro è stato il giornalista Paolo Matta, con gli interventi del parroco don Franco Matta e della presidente della Commissione Benessere del Comune di Cagliari, Rita Polo.

Un lungo pomeriggio di riflessione, tra video e immagini dell’epoca, che ritraggono una città sventrata dagli ordigni del nemico. Come la prima farmacia di Cagliari, in via Torino, di Lorenzo Brignardello, il cui archivio fotografico è stato gentilmente concesso dalla nipote Gabriella Pilleri, a simboleggiare una memoria da custodire. “Cagliari come città della pace”, l’obiettivo per il futuro, come rimarcato anche dalla vice sindaca Maria Cristina Mancini. “Eppure, oggi, molte bombe del terzo millennio sono costruite qua in Sardegna, alla fabbrica tedesca Rwm, tra Domusnovas e Iglesias”, le parole del gruppo Analisidifesa.

Tra i testimoni della città non poteva mancare il cagliaritano Sergio Orani, classe 1937, che all’epoca dei fatti aveva solamente cinque anni. In quel terribile 17 febbraio 1943 ci fu un tappeto bombe di medio calibro e spezzoni incendiari. L’area attorno a via Sant’Efisio, dove tra la cripta e la chiesa di Sant’Anna tante povere anime avevano cercato rifugio, divenne un bagno di sangue. Circa 200 i morti, quasi 300 i feriti. Sergio e la sua famiglia fortunatamente non si trovavano lì, ma le bombe che colpirono la sua zona, tra cui anche Palazzo Vinci in piazza Garibaldi, fecero capire che era tempo di cercaro riparo nei rifugi della città.
Presente anche l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi, che ha parlato di “pace da salvaguardare fra i giovani per arrivare alla coscienza delle persone e aiutare i giovani a capire che le guerre portano solamente distruzione”.