“Perchè dal Bastione non si butta”. Sei parole, scritte all’interno di un post, uno dei tanti intrisi di polemiche e critiche, del Fb Sinnai Libera, realtà che in Comune fa riferimento all’unico consigliere Aldo Lobina, rivolte alla sindaca Barbara Pusceddu, e che viene definita dagli stessi ambienti vicini e anche da lei “una frase choc”. Lui, consigliere di minoranza conosciuto per essere molto “battagliero”, lei la prima cittadina portata da Pd e altre forze del centrosinistra. Tanto è bastato in pase perchè scoppiasse il caos politico, fatto di accuse e parole un filo “forti”.
LA NOTA DEL PD: “Il Circolo PD Sinnai esprime la massima solidarietà alla nostra Sindaca Maria Barbara Pusceddu.
Tutta la coalizione Un’altra Sinnai, la Giunta e i Consiglieri Comunali di maggioranza condannano fermamente il continuo attacco vile, personale e ingiustificato nei confronti della Sindaca di Sinnai Maria Barbara Pusceddu, e di tutta l’amministrazione, perpetrato a mezzo social e in Consiglio Comunale dall’inizio di questo mandato. Questo attacco ha raggiunto il suo culmine due giorni fa con la pubblicazione, da parte della Pagina Facebook del gruppo consiliare di minoranza “Sinnai Libera”, rappresentato in Consiglio Comunale dal consigliere Aldo Lobina, della frase “perché dal Bastione non si lancia” rivolta alla Sindaca
Condanniamo fermamente ogni atto di odio.
Da 11 mesi, durante le sedute del Consiglio Comunale, siamo
costretti ad assistere a interventi carichi di insulti, insinuazioni e attacchi personali, rivolti alla Sindaca, alla Giunta, al Presidente del Consiglio e ai Consiglieri di maggioranza, del tutto indecorosi per un’istituzione pubblica rappresentativa quale è il Consiglio Comunale e per la maggior parte riguardanti fatti personali e non inerenti all’attività politica e amministrativa. Questi comportamenti, oltre a svilire il confronto democratico, rischiano di normalizzare atteggiamenti disfunzionali e inadeguati sia alla vita civile che politica.
La pubblicazione delle parole rivolte alla Sindaca Pusceddu, dopo l’ultimo Consiglio Comunale, è stato solo l’ultimo episodio di aggressività verbale perpetrato durante e dopo le sedute consiliari.
Per questi motivi, è bene chiarire che atteggiamenti di questo tipo non saranno più tollerati”.
LA CONTROREPLICA DI ALDO LOBINA DI SINNAI LIBERA – La controreplica arriva con un altro post che rimanda al sito internet ufficiale. Si tratta di una “comunicazione urgente” fatta a sindaco, assessori, presidente del Consiglio comunale e consiglieri. Nel lungo scritto Lobina offre la sua versione della frase incriminata: “Non c’è nulla di vile, personale o violento in quell’espressione. Si tratta di un’ironia amara, che critica una scelta comunicativa pubblica, non una persona”, afferma Lobina, che quindi sgombra sia il campo da possibili
“Il sottoscritto, Aldo Lobina, consigliere comunale del gruppo Sinnai Libera, chiede di intervenire con una comunicazione urgente in merito al comunicato diffuso in data 14 giugno 2025 dalla coalizione di maggioranza Un’Altra Sinnai, nel quale si sostiene una presunta “difesa” della Sindaca da continui attacchi — definiti vili, personali e ingiustificati — che si sarebbero verificati “da 11 mesi”, anche durante le sedute del Consiglio Comunale.
Nel comunicato si cita una frase, ironicamente formulata da un cittadino e pubblicata sulla nostra pagina Facebook, che viene attribuita in modo scorretto e diffamatorio al sottoscritto. Da questa forzatura prende forma una narrazione vittimistica e distorsiva, volta a dipingere l’opposizione come portatrice di “odio” e sistematicamente responsabile di comportamenti aggressivi, dentro e fuori dall’Aula.
Una simile affermazione è gravissima, perché:
- accusa in modo generico e indiscriminato l’intera opposizione di tenere da quasi un anno una condotta lesiva della dignità dell’Istituzione;
- confonde il dissenso politico con l’attacco personale, riducendo il confronto democratico a pretesto per delegittimare le voci critiche;
- lede la mia reputazione personale e politica, attribuendomi comportamenti “carichi di insulti” mai verificatisi, mai verbalizzati, né tantomeno sanzionati;
- sovrappone arbitrariamente il ruolo istituzionale alla sfera personale, con l’intento di censurare il confronto politico.
Il comunicato dichiara:
“Da 11 mesi (…) siamo costretti ad assistere a interventi carichi di insulti, insinuazioni e attacchi personali rivolti alla Sindaca, alla Giunta e ai consiglieri di maggioranza, del tutto indecorosi (…) per la maggior parte riguardanti fatti personali per nulla inerenti con l’attività politica e amministrativa.”
Un’accusa pomposa e generica, priva di qualsiasi riferimento concreto. Dove sono le prove? Dove i verbali, le registrazioni, le dichiarazioni ufficiali che confermerebbero questa versione dei fatti?
Vorrei sapere:
- È forse un attacco personale chiedere copia delle bolle di trasporto dell’acqua per i siti della riforestazione?
- È “odio” presentare mozioni sul verde pubblico o proporre sopralluoghi per verificare la pulizia delle strade?
- È “violenza verbale” analizzare criticamente la documentazione sul progetto dei parcheggi a Solanas?
- È “denigrazione” chiedere trasparenza sull’operato della partecipata Polisolidale, affinché siano rispettate le regole e i diritti delle persone più fragili?
Non si combattono le idee con altre idee, ma si tenta di criminalizzare il lavoro consiliare, screditando chi fa opposizione in modo documentato e propositivo. Ci si chiede: è questa una strategia per distogliere l’attenzione dai problemi reali, perché non si è in grado — o non si vuole — rispondere con chiarezza e nel merito?
Chiedo, anzi esigo, che si indichi con esattezza ai cittadini — nero su bianco — quali parole o atteggiamenti sarebbero stati usati dal sottoscritto per offendere, denigrare o incitare all’odio. Fino a prova contraria, ogni mia iniziativa politica è stata pubblica, trasparente e fondata su elementi oggettivi, accessibili a tutti attraverso i nostri canali ufficiali.
Anche sulla frase contestata — “Perché dal Bastione non si lancia.” — (che peraltro si conclude con un punto fermo, e non un punto interrogativo) è doveroso fare chiarezza. Non c’è nulla di vile, personale o violento in quell’espressione. Si tratta di un’ironia amara, che critica una scelta comunicativa pubblica, non una persona. Il verbo “lanciare” è usato in senso metaforico — come “presentare”, “promuovere” — e non certo in modo fisico o minaccioso. Il Bastione, in questo contesto, diventa simbolo di un palcoscenico istituzionale.
Chi ha voluto interpretarla in modo letterale (peraltro attribuendole una punteggiatura, e quindi un’intonazione, non sua) ha forzato il senso del commento. Si tratta di una critica sarcastica verso la decisione di presentare una figura istituzionale in un ruolo — quello di esperta geopolitica — ritenuto inadeguato dall’autore del commento. Il “lanciare” è un’immagine paradossale, non un’aggressione.
Se questa ironia viene etichettata come odio, allora davvero si è perso il senso della distinzione tra critica e violenza. Chi finge di non capirlo non pecca di sensibilità, ma di disonestà intellettuale.
Se la critica politica viene equiparata all’odio, allora dovremmo:
- bandire la satira,
- vietare l’ironia,
- condannare ogni forma di dissenso non allineata.
E questo è pericoloso.
La libertà di espressione — anche nei lavori consiliari — include il diritto a dissentire, a denunciare storture, a usare toni fermi o paradossali. Nessuno ha mai usato espressioni incitanti alla violenza.
È piuttosto il continuo abuso del termine “odio” nel comunicato della coalizione di maggioranza a banalizzarne il significato, ridicolizzando chi davvero, nella nostra società, subisce minacce e discriminazioni.
Siamo di fronte non a una legittima difesa istituzionale, ma a un tentativo deliberato di delegittimare l’opposizione e creare un clima di intimidazione politica.
Per questo motivo, chiedo che il Consiglio Comunale prenda atto della gravità politica e istituzionale di quanto accaduto e apra un confronto serio e pubblico sulle regole del rispetto reciproco, sulla correttezza della comunicazione politica e sui confini invalicabili tra tutela della persona e censura del dissenso democratico.
Per quanto mi riguarda, continuerò a svolgere il mio ruolo con rispetto verso le istituzioni, ma con libertà, autonomia e spirito critico, nel pieno rispetto del mandato ricevuto dai cittadini.
A loro rispondo.
Non al potere”.