Fiocchi blu o rosa sempre più rari in tutta la regione. Primi “pancioni” dopo i 33 anni
Sardegna senza figli. Secondo i dati relativi al periodo gennaio-luglio 2025, le nascite in Italia risultano in calo di circa 13mila unità rispetto allo stesso periodo del 2024.
Le regioni che registrano il calo più marcato sono la Sardegna e l’Abruzzo, con rispettivamente un -10,1% e -10,2%.
Un dato particolarmente rilevante se confrontato con lo stesso intervallo dell’anno precedente, quando la flessione rispetto al 2023 era stata molto più contenuta: -1,0% in Sardegna e -0,1% in Abruzzo. È quanto emerge dal report Istat, che ha analizzato anche altri indicatori demografici, come l’età media delle madri al parto.
Lazio, Basilicata e Sardegna condividono il primato dell’età media più alta alla nascita di un figlio: 33,2 anni, a fronte di una media nazionale di 32,6 anni. Nel 2024 il numero medio di figli per donna ha toccato un nuovo minimo storico, scendendo a 1,18 rispetto a 1,20 del 2023.
Le stime provvisorie per i primi sette mesi del 2025 indicano un’ulteriore flessione, con un valore di fecondità pari a 1,13 figli per donna. Il trend di decrescita delle nascite, iniziato nel 2008,
prosegue senza interruzioni.
Da allora, il calo complessivo è stato di quasi 207.000 nascite, pari a una riduzione del 35,8%. Secondo l’Istat, questo fenomeno è dovuto sia alla bassa propensione ad avere figli (1,18 figli per donna nel 2024), sia alla riduzione della popolazione in età fertile.
Un effetto del progressivo restringimento delle coorti nate dalla metà degli anni Settanta in poi.
Anche tra i nati da coppie non coniugate si osserva una diminuzione nel 2024, come già accaduto nel 2023, sebbene in misura minore rispetto ai nati da coppie sposate. Tuttavia, in termini relativi, la quota di nati da genitori non sposati continua ad aumentare: rappresentano il 43,2% del totale nel 2024, con un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente e di 23,5 punti rispetto al 2008. Le percentuali più elevate si riscontrano nelle regioni del Centro Italia (49,6%) e del Nord (42,8%).