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Femminicidio di San Sperate, chiesti 1,4 milioni di danni: sentenza il 2 luglio

Igor Sollai conoscerà il suo destino tra poco più di un mese. I suoi legali; Carlo Demurtas e Laura Pirarba, puntano a uno sconto di pena “perchè non c’è stata premeditazione”. Intanto il fratello, uno zio e due zie della giovane chiedono un maxi risarcimento
La Redazione

Conoscerà il suo destino, probabilmente l’ergastolo, il prossimo 2 luglio, Igor Sollai, il 43enne reo confesso del femminicidio di San Sperate. Sollai ha ucciso la moglie, Francesca Deidda, nascondendo poi il cadavere in un borsone e abbandonandolo nelle campagne ai bordi della Statale 125.

In tanti pensavano che oggi sarebbe stata pronunciata la sentenza contro Sollai: invece, hanno parlato gli avvocati della parte civile (Gianfranco Piscitelli per il fratello della vittima Andrea Deidda, l’avvocato Roberto Pusceddu per lo zio Efisio Zuncheddu e le legali Elisabetta Magrini e Pamela Piras per zie materne) e quelli della difesa dell’uomo.

Accolte tesi e conclusioni del pubblico ministero Marco Cocco – che ha sollecitato una condanna all’ergastolo e all’isolamento diurno per 12 mesi, legato al femminicidio di San Sperate – i parenti della vittima hanno chiesto risarcimenti complessivi per 1,4 milioni.

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Carlo Demurtas e Laura Pirarba, sin dal primo giorno impegnati a difendere Igor Sollai, sono stati chiari: “Non contestiamo il femminicidio, è un fatto storico, ma tutte le aggravanti, inclusa la premeditazione. Per non non ci sono state e quindi non possono sussistere all’interno delle decisioni finali che dovranno essere prese”. Tra poco più di un mese la sentenza.

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