“La presidente è la sorella del leader sardo di Italia Viva il padre di un candidato di Forza Italia alle ultime Regionali: non dovevano astenersi dal giudizio sulla Todde?” Così Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, con un editoriale dettagliato sulla vicenda (pubblicato sul quotidiano oggi in edicola) interviene sul caso delle spese elettorali di Alessandra Todde, destinataria di un’ordinanza ingiunzione del Collegio di garanzia della Corte d’Appello che chiede la decadenza dalla carica della presidente.
Il giornalista definisce gli errori sulla presentazione del rendiconto “una prova di dilettantismo, pressappochismo e cialtroneria così sconfortante da imporre le scuse della presidente”. Passa poi al setaccio le spese elettorali del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni sarde. E rileva: “In proprio, la candidata non ha ricevuto né speso soldi (se non i suoi) il che spiega perché non nominò il “mandatario” e non aprì il conto dedicato: due delle 10 scelte che le contesta il Collegio elettorale di garanzia presso la Corte d’appello per decretarne addirittura la decadenza”.
Ricorda che la sanzione estrema è prevista per legge in due soli casi: sforamento di oltre il doppio del tetto alle spese elettorali e omesso rendiconto. “Ma nessuna delle due contestazioni”, aggiunge, “figura nell’ordinanza del Collegio, che dunque non si capisce a che titolo voglia mandare a casa la presidente appena eletta”.
Infine Travaglio attacca lo stesso Collegio di garanzia che messo nero su bianco l’ordinanza ingiunzione della decadenza: “La presidente è la sorella del leader sardo di Italia Viva (si riferisce a Giuseppe Cucca, ex Iv attualmente dirigente del movimento Azione di Calenda, ndr) e uno dei sei membri… il padre di un candidato di Forza Italia alle ultime Regionali. Noi non crediamo ai complotti, ma una domanda la poniamo: la sorella e il padre di due avversari politici della Todde non dovevano astenersi dal giudizio sulla Todde?”