Boicottaggio dei cittadini israeliani in un residence di Porto Pino
Boicottaggio dei cittadini israeliani in un residence di Porto Pino. Un residence di Porto Pino ha annunciato pubblicamente una presa di posizione netta sul conflitto in corso a Gaza. Attraverso un comunicato diffuso sul proprio sito ufficiale, la struttura turistica ha dichiarato che non accoglierà più cittadini israeliani a meno che non esprimano un rifiuto esplicito dei crimini attribuiti al governo e all’esercito di Israele.
I gestori spiegano che la scelta non nasce da motivazioni politiche ma da un atto di coscienza. Nel messaggio pubblicato online, infatti, affermano che “far morire di fame bambini, donne e uomini non rappresenta un atto politico, né un legittimo atto di difesa, bensì uno sterminio sistematico”. Per questo motivo invitano altre realtà e cittadini a condividere la stessa linea di boicottaggio, considerata “una goccia in un oceano, ma necessaria per dare un senso alla coscienza individuale”.
La dichiarazione del residence ha suscitato reazioni contrastanti. Alcuni visitatori hanno espresso sostegno alla posizione del gestore, apprezzando il coraggio di assumere una scelta etica. Altri invece hanno criticato la decisione, giudicandola discriminatoria nei confronti di persone che non hanno responsabilità dirette nel conflitto.
Il caso di Porto Pino si inserisce in un dibattito più ampio sul ruolo che strutture private, associazioni e imprese possono avere in relazione a conflitti internazionali e presunti crimini di guerra. In Sardegna e in Italia non esistono precedenti simili nel settore turistico, e la scelta del residence apre un confronto sul rapporto tra turismo, diritti umani e responsabilità sociale delle imprese.
Il Residence ribadisce la propria posizione: “Non possiamo limitarci a un’indignazione di facciata. Scegliamo di fare la nostra parte, anche se piccola, contro ciò che consideriamo un genocidio”.