Slittano le analisi sui vestiti di Manuela Murgia.
C’è un’importante novità per quanto riguarda il caso di Manuela Murgia: le analisi sui vestiti indossati dalla ragazza il giorno della sua morte, avvenuta 30 anni fa, slittano di almeno un mese. Gli accertamenti tecnici non ripetibili, richiesti dal pm di Cagliari Guido Pani, erano previsti proprio per oggi nei laboratori della polizia scientifica di Roma. Ma il legale Marco Fausto Piras, che tutela l’unico indagato di omicidio della sedicenne, il parrucchiere 54enne che trent’anni fa ha avuto una breve relazione con Manuela Murgia, ha chiesto l’incidente probatorio.
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Una mossa, totalmente legittima e prevista dalla legge, che porterà l’avvocato, entro dieci giorni, a presentare una richiesta formale per un accertamento che sarà condotto da esperti nominati da un giudice e in contraddittorio tra le parti. Questa mossa sposta di alcune settimane l’inizio delle analisi sugli abiti, sulle scarpe e sulla cintura dei pantaloni della ragazza, trovata morta nel 1995 nel canyon di Tuvixeddu. Le indagini mirano a trovare tracce biologiche, come il Dna, ma anche impronte digitali o materiali come residui di vernice o terra, che possano fornire indizi utili.
Sia i legali delle parti offese (come i genitori e i fratelli di Manuela) sia il difensore dell’indagato potranno nominare i propri tecnici. Quest’ultimo, in particolare, ha anche intenzione di chiedere informazioni su come siano stati conservati gli abiti della ragazza. A tal proposito, l’avvocatessa Giulia Lai spiega che “la richiesta di incidente probatorio è prevista, da parte nostra nessuna sorpresa. I nostri assistiti”, cioè i parenti più stretti di Manuela Murgia, “siamo sereni. Attenderemo un mese in più prima dell’analisi sui vestiti”.