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Legge sulla fibromialgia: sciopero della fame in Sardegna

Barbara Figus, 53 anni, operatrice sanitaria di Villanovaforru, in prima linea. “Ho aderito personalmente allo sciopero – ha detto anche a nome del Comitato Fibromialgici Sardi – devo dire con grande difficoltà sperando di svegliare qualcuno che invece dorme da anni ormai”
La Redazione

Anche in Sardegna arriva lo sciopero della fame a staffetta promossa dall’associazione Aisf per una legge sul riconoscimento della fibromialgia, nei Lea (livelli essenziali di assistenza). “Un governo cieco, sordo e muto – si legge in una nota – per ora e ancora ora. Ricordiamo che la patologia è stata riconosciuta dall’ Oms già negli anni Novanta, come patologia muscolo-scheletrica invalidante”.
    Barbara Figus, 53 anni, operatrice sanitaria di Villanovaforru, in prima linea. “Ho aderito personalmente allo sciopero – ha detto anche a nome del Comitato Fibromialgici Sardi – devo dire con grande difficoltà sperando di svegliare qualcuno che invece dorme da anni ormai”. La staffetta è partita da Sassari. E ora è arrivata nel Medio Campidano. Lo sciopero è durato ventiquattro ore: un digiuno, anche a causa della necessità di medicinali per le terapie, non facile. “Per il fatto che la patologia non rientri nei Lea – spiega  – i pazienti fibromialgici devono pagare tutto quello che fanno, quindi tutto l’iter sia per la diagnosi, sia per sia per eventuali cure: tutto è a pagamento, visite, esami”.
    Aisf ha organizzato una manifestazione nazionale a Roma. “Ma continuiamo a essere invisibili, la fibromialgia ormai è denominata una malattia invisibile. e noi ci stiamo ribellando a questo punto. Quando finirà la protesta? Non lo so, perché sinceramente stanno aderendo tantissime persone, quindi noi credo che ci fermeremo quando ci daranno delle risposte: spero presto, perché ormai è passato veramente, veramente troppo tempo”. 

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