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Allarme inquinamento: Cagliari capitale italiana dell’esposizione al benzene

I dati di Sarroch regalano alla provincia cagliaritana il record degli sforamenti orari del composto tossico
La Redazione

L’allarme inquinamento: Cagliari capitale italiana dell’esposizione al benzene

Sarroch e Cagliari capitali italiane dei picchi di benzene: un allarme ambientale silenzioso che riguarda l’inquinamento atmosferico. Secondo un’indagine recente basata sui dati dell’Agenzia Ambientale Europea, pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore oggi in edicola, la provincia di Cagliari – e in particolare il comune di Sarroch – è il territorio italiano con il maggior numero di sforamenti orari di benzene, registrando 369 picchi critici tra il 2013 e il 2023. Una cifra che pone la Sardegna al secondo posto nazionale per esposizione acuta a questo composto tossico, superata solo dalla Sicilia.

La normativa europea fissa a 5 µg/m³ la media annuale massima consentita per la concentrazione di benzene nell’aria. Limite che in Italia viene rispettato ovunque. Ma se si adottano criteri più restrittivi, come quelli della legge californiana (che monitora anche le esposizioni orarie superiori a 27 µg/m³), lo scenario cambia radicalmente. Secondo questa soglia – pensata per tutelare la popolazione anche da esposizioni brevi ma intense – i dati raccontano una realtà preoccupante soprattutto nelle aree industriali del Sud e delle Isole.

Il comune di Sarroch ospita una delle più grandi raffinerie petrolchimiche del Mediterraneo, la Sarlux, e si trova in cima alla classifica nazionale per numero di picchi orari: la sua stazione industriale è la prima in Italia, seguita da quella urbana, terza assoluta. Nel luglio 2021, uno dei picchi ha toccato 259,7 µg/m³, quasi dieci volte oltre la soglia californiana. Si tratta di dati che, pur non violando le normative europee, sollevano interrogativi importanti sul rischio sanitario.

Gli esperti

«Il singolo picco non è un problema, ma una popolazione esposta a centinaia di picchi nell’arco di anni può andare incontro agli effetti cancerogeni dell’esposizione cronica al benzene», avverte Armando Zarrelli, chimico organico dell’Università Federico II. Il benzene, classificato cancerogeno di gruppo 1 dall’OMS, è infatti associato a leucemie e altri tumori del sangue. E secondo la comunità scientifica, non esiste un livello sicuro di esposizione.

La replica della Sarlux

La risposta della Sarlux non si è fatta attendere: «Non riconosciamo l’attendibilità scientifica della ricerca. I dati si basano su soglie non adottate da organismi internazionali come Epa, Echa o OMS. La nostra attività è sempre stata svolta nel rispetto delle normative vigenti e con attenzione alla salute pubblica».

Ma il nodo resta: la legge europea guarda solo alla media annuale, tralasciando gli effetti di esposizioni brevi ma intense, che potrebbero colpire in particolare fasce sensibili come bambini e donne in gravidanza. «Il rispetto del limite medio annuale di 5 µg/m³ non tiene conto dei picchi di emissione e dei loro effetti tossicologici», osserva Annamaria Moschetti, presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto.

In Sardegna, queste preoccupazioni non sono nuove. Uno studio del 2013 ha rilevato danni al DNA nei bambini residenti nell’area industriale di Sarroch, correlati alle concentrazioni di benzene, metalli pesanti e idrocarburi aromatici policiclici. Inoltre, si segnala una maggiore incidenza di malattie respiratorie e tumori ai polmoni nella popolazione locale.

Nel frattempo, l’associazione Peacelink ha avviato una mappatura nazionale dei picchi orari di benzene, ricalcando il metodo californiano. L’obiettivo? Spingere le istituzioni a rivedere i parametri di valutazione del rischio ambientale, affinché si tenga conto anche della frequenza e intensità delle esposizioni acute.

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