Polemiche e rabbia per il trasferimento del centro Hiv di Monserrato
Vanno avanti le proteste per il trasferimento del centro Hiv da Monserrato a Cagliari. Qualche giorno fa un incontro tra i vertici del Policlinico e la Lila sembrava essere stato risolutivo. Invece no: “La richiesta di ripristino del centro al policlinico di Monserrato è dovuta alla assoluta mancanza di parcheggio per gli oltre mille assistiti dal centro Hiv e per i loro parenti che li accompagnano senza contare che il tesserino per i parcheggi disabili lo danno solo a chi è non deambulante”. Cosi si legge nella raccolta firme online promossa da una delle tante pazienti monserratine, Carla Cocca.
“Inoltre i continui controlli (ecografie, Hiv, specialistici) necessari per i malati con Hiv a Monserrato venivano prenotati nei laboratori presenti a fianco alla struttura”. Fino a ieri, infatti, i pazienti con Hiv che si recavano a fare i controlli al Policlinico dove potevano contestualmente ritirare i farmaci nella farmacia ospedaliera, come funziona anche nell’ altro centro per Hiv in città. Da oggi invece dovranno recarsi prima a ritirare la prescrizione al San Giovanni di Dio e poi spendere un’altra mattinata per recarsi a Monserrato alla farmacia ospedaliera, con tutti i problemi di orari di accesso e flessibilità che quest’ultima ha sempre mostrato”.
“Stupisce che un’azienda che ha al suo interno un settore di eccellenza e uno staff di professionisti riconosciuti e radicati sul territorio che lavorano con efficienza in un campo delicato come l’Hiv da oltre 20 anni, con una modalità di relazione con i propri pazienti da portare ad esempio perché non scontata, decida di spostarli come una pedina senza tener conto di tutti i disagi elencati”.
“Ci chiediamo se sia possibile ipotizzare una situazione peggiore: anziché incentivare l’aderenza alle terapie si scoraggiano i pazienti. Ad esempio, una persona che lavora in proprio perderà due giorni tra visita e ritiro farmaci, così come il dipendente che dovrà assentarsi più volte e avrà bisogno di chiedere permessi, oppure ancora peggio un lavoratore in nero senza diritti che pur di non rischiare di perdere il lavoro, rinuncerà ad andare a ritirare i farmaci interrompendo la terapia. Per non parlare di pazienti invalidi sottoposti due volte allo spostamento”.