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Pescatori senza scrupoli a Villasimius, maxi rete nascosta con pesci morti nell’area protetta

Dentici, cicale di mare e altre specie ittiche “strangolate” da una rete lunga 300 metri: i dettagli
Paolo Rapeanu

Villasimius, sequestrata una rete nascosta piazzata nei fondali dell’area marina protetta di Capo Carbonara da pescatori senza scrupoli.

Operazione del Corpo Forestale finalizzata alla rimozione dai fondali marini di reti abbandonate, recuperate nell'Area Marina Protetta di Villasimius – Capo Carbonara.

Villasimius, rete nascosta da pescatori nell'area marina protetta

I fatti
L'operazione è stata condotta dalla Base Navale di Villasimius nei giorni scorsi. A seguito della segnalazione di un sub, è stata individuata una rete "fantasma" adagiata sul fondale marino nello specchio d'acqua antistante Cala Caterina, all'interno dell'Area Marina Protetta.

Con il supporto e la collaborazione dei sub di un'associazione di diving, che ha fornito assistenza determinante durante le operazioni, la rete è stata collegata a una cima a bordo della motovedetta "Tore Ena" del Corpo Forestale della Base Navale di Villasimius; l'equipaggio ha quindi provveduto al recupero e al completo salpaggio.

La rete recuperata era lunga oltre 300 metri e continuava a catturare pesci destinati inevitabilmente alla morte e al deterioramento. Al momento del recupero erano presenti 20 esemplari tra cicale di mare, dentici e altre specie ittiche.

Il fenomeno delle reti fantasma
Una rete fantasma è una rete da pesca abbandonata o smarrita in mare, e rappresenta una componente significativa dei rifiuti marini.
L'impatto ambientale delle reti fantasma è notevole: gli animali intrappolati – pesci, molluschi e occasionalmente rettili marini – muoiono, causando un effetto di "pesca fantasma". L'impatto dipende da diversi fattori: tipo di rete, peso e dimensioni, carico al momento dell'abbandono, correnti marine e densità e vulnerabilità delle specie presenti nell'area.

Le reti collassate o impigliate, una volta liberate dal carico di pesce, possono riacquistare la loro forma originaria e continuare a intrappolare altre specie, aggravando l'impatto sulla biodiversità.
Oltre al danno biologico, le reti contribuiscono all'inquinamento da plastica: i materiali sintetici rilasciano tossine, si degradano in microplastiche le quali entrano nella catena alimentare.

L'operazione del Corpo Forestale rientra nelle attività finalizzate alla tutela e salvaguardia dell'ambiente marino e della biodiversità. L'individuazione e il recupero delle reti fantasma costituiscono una componente importante dell'attività del CFVA, resa possibile grazie al lodevole supporto di un'Associazione di diving.

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