Pastori di Sardegna in lotta per la tutela del riconoscimento del latte da utilizzare per il Pecorino Romano
Sardegna, la battaglia dei pastori: āNo a latte francese e israeliano per il Pecorino Romanoā. La tensione cresce nelle campagne sarde, dove i pastori lanciano un nuovo allarme contro la modifica del disciplinare del Pecorino Romano DOP.
Al centro dello scontro emergono due visioni opposte.
Da un lato le multinazionali pronte a investire su latte prodotto da razze estere, dallāaltro gli allevatori isolani decisi a difendere la loro identitĆ produttiva.
La email Pec inviata a Roma riassume la preoccupazione di un intero comparto che chiede tutele per le razze ovine autoctone.
I pastori, nella loro email Pec al ministro, denunciano una scelta che definiscono āpoliticaā e non tecnica.
La mancata inclusione delle razze tradizionalmente allevate in Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto, secondo gli allevatori, compromette la sopravvivenza delle comunitĆ che da generazioni custodiscono paesaggi, biodiversitĆ e tradizioni produttive.
La decisione rischia di accelerare lo spopolamento delle zone interne, giĆ segnate dallāabbandono delle campagne da parte dei giovani. Il fronte produttivo isolano teme un futuro dominato da grandi aziende orientate verso allevamenti intensivi basati su razze come la Lacaune francese e lāAssaf israeliana.
Questi animali garantiscono quantitĆ maggiori di latte, ma con caratteristiche lontane da quelle delle razze locali.
La deriva industriale, secondo i pastori, compromette la qualitĆ che rende il Pecorino Romano unāeccellenza mondiale e favorisce una logica di mercato centrata solo sulla resa, con il rischio di abbassare ulteriormente il prezzo del latte alla stalla.
Il documento ricorda anche il percorso democratico che accompagnò la proposta di inserimento delle razze autoctone nel disciplinare: assemblee cooperative nel 2021, voto favorevole del 90% del consorzio nel 2022, relazione tecnica di Agris validata dal Masaf.
Le āmodifiche minimeā richieste dal ministero, denunciano i pastori, si sono trasformate in uno stravolgimento del quadro iniziale.
A complicare il conflitto emerge infine la frattura con alcune associazioni di categoria che, secondo gli allevatori, non hanno difeso gli interessi del comparto.
I pastori accusano una delle organizzazioni più rappresentative di aver ceduto alle pressioni di gruppi più forti, rinunciando a tutelare lavoro, dignità e sostenibilità culturale di chi vive di pastorizia. La Sardegna ribadisce così la sua battaglia: proteggere identità , tradizione e futuro di un settore che rappresenta molto più di un semplice mercato.